domenica 29 aprile 2012

In Tibet "è in atto un genocidio culturale"

http://www.laogai.it/2012/04/in-tibet-%e2%80%9ce-in-atto-un-genocidio-culturale%e2%80%9d/

Le autorità cinesi “stanno commettendo un genocidio culturale” in Tibet tramite politiche che gettano i presupposti per la completa, sistematica distruzione del popolo tibetano. 20090608103148729 In Tibet “è in atto un genocidio culturale”Lo scrive in un lungo rapporto l’International Campaign for Tibet (Ict), una organizzazione non governativa che monitora la situazione della regione. Nel testo gli autori chiedono alla comunità internazionale di “agire con rapidità” per interrompere la repressione in atto. Le restrizioni cinesi comprendono il divieto di insegnare la lingua e la religione tibetana; l’imposizione di politiche di sviluppo inappropriate, tutte a favore dell’etnia han e attacchi continuati e di diverso tipo all’elite culturale e intellettuale del Tibet. Secondo il testo - intitolato “Sessant’anni di dominio cinese: verso il genocidio culturale in Tibet” - i tibetani “sono sottoposti a discriminazioni continue a causa della loro etnia, religione e credo politico”. A sostegno delle proprie tesi, gli autori citano il rapporto pubblicato nei primi anni Sessanta del secolo scorso dalla Commissione internazionale dei giuristi, un gruppo di eminenti avvocati e giudici con base a Ginevra, che analizzarono il Tibet post-invasione da parte dell’Esercito di liberazione popolare. I giuristi scrissero all’epoca che “i comunisti mettono in atto in Tibet degli atti di genocidio, nel tentativo di distruggere i tibetani come gruppo religioso”. Il più importante (e pericoloso) tentativo di distruzione della cultura tibetana operato da Pechino riguarda la distruzione del buddismo locale, guidato dal Dalai Lama. Secondo la tradizione, esiste una linea politico-religiosa ininterrotta da 5 secoli in cui si alternano il Dalai Lama (la figura più importante del buddismo della sciarpa gialla) e il Panchen Lama, suo consigliere e tutore. La Cina ha rapito nel 1995 Gedhun Choekyi, il Panchen Lama riconosciuto dal Dalai, e lo ha rimpiazzato con Gyaincain Norbu, un proprio burattino. A tre giorni dal compleanno del vero Panchen Lama, che ha compiuto 23 anni e vive sin dal rapimento in una località segreta, Norbu è stato inviato dalle autorità comuniste a Hong Kong per partecipare al Forum mondiale del buddismo. È la prima volta che il giovane, molto contestato dai fedeli, si sposta dalla Cina continentale. Il suo intervento al Forum è stato incentrato sulla “armonia nella società”, ovvero il leitmotiv del presidente comunista Hu Jintao.
Fonte: Asia News, 27 aprile 2012

mercoledì 25 aprile 2012

" 1,19 euro"


1,19 euro Stampa E-mail
lunedì 23 aprile 2012
 di Gianluca Perricone
Come noto ai più, Crema è in provincia di Cremona, in quella Lombardia che ci ha fin troppo abituato ad azioni giudiziarie alquanto controverse.
Meno noto, forse, è il fatto che in quel di Crema gli ambienti giudiziari siano impegnati a seguire un caso giudiziario che davvero potrebbe finire su tutti i testi di diritto penale delle università italiane, anzi europee: il furto – datato agosto 2010, quasi due anni fa - di un pacchetto di caramelle dal valore (tenetevi forte!!!) ammontante a ben 1euro e 19centesimi. Roba da mettere in ginocchio la già malridotta economia nazionale.
E – almeno a leggere la cronaca milanese della Repubblica – ad occuparsi della rilevante vicenda sono stati due giudici: insomma “roba grossa”, come scriverebbe Marco Travaglio.
La 24enne romena accusata di cotanto misfatto ha intanto fatto perdere le proprie tracce; insomma si è resa irreperibile ma, come è noto, la nostra giustizia è testarda (dimostrandosi, spesso, sprezzante anche del senso del ridicolo) e va avanti nel proprio corso.
Sempre la cronaca milanese del quotidiano diretto da Ezio Mauro ci ricorda che «la prima udienza risale al gennaio scorso. La successiva è stata celebrata con l'audizione dei due soli testimoni: la commessa del market e l'agente di pubblica sicurezza che formalizzò la denuncia a piede libero». Ad autunno prossimo si svolgerà anche la terza udienza dedicata alla discussione in aula. Alla quale dovrà partecipare anche il difensore d’ufficio della 24enne (il quale, candidamente, ha fatto sapere di non aver mai incontrato la sua cliente né di essere mai riuscito neppure a contattarla) ma non di certo la sua cliente che chissà da dove starà assistendo a questo “processo”. L’avvocato, del resto ha giustamente precisato che «il problema non è tanto il furto in sé, ma se valga la pena di spendere tante energie processuali per un danno da un euro e 19 centesimi. Trattandosi di un reato aggravato e quindi procedibile d'ufficio, però, non è neppure percorribile la via della remissione della querela, magari a seguito del risarcimento».
Verrebbe da chiedersi – e da domandare, soprattutto al Guardasigilli in carica – se sia mai possibile che un Paese possa andare avanti con questo tipo di sistema-giustizia, inteso sia come normative vigenti che come magistrati operanti.
Verrebbe (anzi, viene) spontaneo altresì chiedersi a quanto ammonti il costo di due giudici (che, forse, potevano essere impiegati a giudicare su casi più rilevanti) e quanto possa essere il denaro speso mettere in piedi tre udienze giudiziarie: di certo più di 1,19 euro.

Fonte: http://www.giustiziagiusta.info/index.php?option=com_content&task=view&id=5505&Itemid=29