mercoledì 25 maggio 2011

Educazione della Legalità

Mauro Mazzoni, seg. prov. di Stella e Corona Lucca, ringrazia il  Questore della Polizia di Stato di Lucca e il Vice Questore Virgilio Russo, nonchè il personale della Questura il poliziotto di quartiere, per la bella iniziativa intrapresa , coivolgendo i bimbi dell' ultimo anno della scuola materna di Lammari, sotto forma di gioco anno spiegato l' educazione della legalità . I bimbi entusiasti hanno risposto molto bene all' iniziativa , richiedendo di visionare l' auto della Polizia, suonare la sirena e attivare i lampeggianti. I bambini devono vedere le forze dell' ordine come una seconda famiglia di cui fidarsi e farne un punto di riferimanto.
Mauro Mazzoni
Seg. Prov. di Stella e Corona Lucca

martedì 24 maggio 2011

PRESENTAZIONE DEL COMITATO NO194 A VARESE - di Marco Sudati

di Marco Sudati

INVITIAMO TUTTI GLI AMICI LETTORI AD ADERIRE AL COMITATO NO194, CHE PROMUOVE UN NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE 194, CHE HA FINORA CAUSATO OLTRE CINQUE MILIONI DI VITTIME INNOCENTI. PER ADERIRE, DALLA HOME PAGE DEL SITO http://www.no194.org/, CLICCATE SU "ADERISCI"



Lo scorso sabato 21 maggio si è svolta a Varese, presso i locali dell’Associazione ITALICA VARESE, una conferenza di presentazione dell’iniziativa, proposta dall’Associazione NO 194, volta a promuovere un nuovo referendum abrogativo della legge 194.
Alla presenza di un interessato pubblico, per lo più composto da giovani, l’incontro è stato condotto da tre relatori: l’Avvocato Pietro Guerini, portavoce nazionale di NO 194; il Dottor Paolo Deotto direttore di Riscossa Cristiana; Marco Sudati, redattore della rivista Ordine Futuro.
Nel corso della conferenza, sono stati ricordati i motivi essenziali che rendono irrinunciabile e tutt’altro che demodé la battaglia anti-abortista in Italia e nel mondo.conferenza no194
Ad onta, infatti, della mentalità progressista e liberale, secondo la quale la libera pratica abortiva, garantita da una legge dello Stato, sarebbe un “diritto civile” ormai acquisito in via definitiva – in quanto tappa del processo di emancipazione dell’umanità dai vincoli di un’opprimente visione tradizionale, ossia religiosa e sacrale della vita – è stato ribadito l’intramontabile dovere di battersi contro l’iniquità, soprattutto quando questa si trasforma in legge dello Stato, minando, di fatto, l’integrità del corpo sociale e la ragione su cui si fonda l’esistenza dello Stato stesso: il perseguimento del bene comune dei governati e la difesa della vita umana innocente.
La battaglia anti-abortista – che trova il suo naturale sbocco nell’impegno per l’abrogazione della legge 194 – deve essere colta nel suo pieno significato di lotta contro tutto quanto concorre a fondare una nuova umanità, scevra da ogni vincolo a quella verità oggettiva delle cose che rimanda continuamente al loro Creatore, Ordinatore e Signore.
La lotta all’aborto di Stato, attraverso la promozione di una nuova campagna referendaria, è un richiamo ai molti che, pur condannando la pratica abortiva e la legge che ne garantisce l’esercizio, si sono rassegnati al presente trionfo dell’iniquità.
Dopo il divorzio e l’aborto, eutanasia e riconoscimento delle unioni omosessuali sono alle porte … A questa amara constatazione, deve seguire l’azione. Ci vogliono sconfitti e rassegnati all’ineluttabilità del loro “progresso”? Mai!
La contabilità del fallimento progressista e liberale è sotto gli occhi di tutti: dal delirio di onnipotenza della modernità, siamo passati all’inevitabile deriva nichilista che segna la cosiddetta post-modernità. Le lotte per i “diritti civili” – che hanno contrassegnato gli anni sessanta, settanta ed ottanta del secolo scorso – si sono, prevedibilmente e tragicamente, rivelate per quello che sono: portatrici di dissoluzione e morte. L’assurda pretesa di negare la dipendenza degli uomini dall’Autore della vita, ossia da Colui che dà l’esistenza alle cose facendole essere ciò che sono, si trasforma nell’irrefrenabile corsa verso il baratro di un’umanità confusa e priva di punti di riferimento certi.
Nello scenario culturale, politico e sociale attuale – caratterizzato dall’innegabile venir meno di quella spinta propulsiva di cui godevano i progressisti di ogni risma nei decenni scorsi, ma anche da grande disorientamento per lo stato di oggettiva crisi che da troppo tempo investe la Chiesa, punto di riferimento morale per antonomasia – il lancio di una proposta come quella avanzata da NO 194 è una vera e propria scossa, una provocazione “a trecentosessanta gradi” da cogliere nella sua sostanza di irrinunciabile ed improcrastinabile battaglia di civiltà.

martedì 17 maggio 2011

Costa d’Avorio: 700.000 bambini sono tornati a scuola dopo le violenze iniziate a novembre

Quasi un milione di bambini in età scolastica sono stati colpiti dalle violenze iniziate lo scorso novembre a seguito delle elezioni presidenziali in Costa d'Avorio.
Radio Vaticana - Come riferisce un comunicato dell'Unicef, finora più di 700 mila bambini, in tutto il Paese, hanno ricominciato a frequentare le lezioni. Molte scuole restano però chiuse, in particolare nelle aree rurali e 200 mila bambini non riescono ancora a frequentare la scuola. In alcune parti del Paese permangono ancora tensioni e i bambini hanno paura di tornare a scuola. Così l'Unicef ha avviato la distribuzione di 500 mila kit scolastici, ciascuno contenente una cartella, libri e penne. “Molti bambini sono stati costretti a fuggire, e quando sono ritornati hanno trovato le proprie case vuote” spiega Gilberte Yeble Amari, responsabile Unicef per l’istruzione in Costa d’Avorio. “Questi kit sono un primo passo per riavvicinarsi agli studi e poter frequentare l’anno scolastico”. L’obiettivo dell’Unicef è quello di aiutare un milione di bambini a tornare a scuola il più presto possibile. Nella parte ovest del Paese, dove i villaggi sono stati particolarmente colpiti dalla crisi, l’80% delle scuole sono rimaste danneggiate. Nei casi in cui è stato possibile riprendere le lezioni, le aule erano affollate. In tutto il Paese, l'Unicef sta procedendo al reclutamento e alla formazione degli insegnanti e sta lavorando attivamente con le comunità per convincere i bambini e gli insegnanti a tornare a scuola. L’Unicef ha lanciato un appello per 32 milioni di dollari per rispondere alle esigenze più pressanti: scuola, acqua e igiene, salute, nutrizione, protezione dei bambini dai rischi e dalle conseguenze del conflitto. (G.P.)
Fonte: http://www.laperfettaletizia.com/2011/05/costa-davorio-700000-bambini-sono.html

venerdì 13 maggio 2011

di Massimo Introvigne (Avvenire, 28 aprile 2011)

 
Continua la controversia fra gli storici se abbia ucciso più persone Hitler o Stalin. Il libro dello storico inglese Frank Dikötter Mao’s Great Famine. The History of China’s Most Devastating Catastrophe, 1958-1962 (Walker, New York 2010) ci ricorda che Mao Tse-Tung li batte di gran lunga entrambi, stabilendo record che forse superano anche Gengis Khan. Una cosa, secondo Dikötter, è sicura: il “Grande Balzo in Avanti” del 1958-1962 è il più grande crimine di tutti i tempi, la peggiore catastrofe mai causata da mano umana nella storia.

Si trattò di una corsa folle allo sviluppo economico attraverso la collettivizzazione lanciata da Mao nel 1958, dopo che Khruscev aveva promesso che in quindici anni l’economia russa avrebbe superato quella degli Stati Uniti. Mao rispose che nello stesso periodo, anzi prima, la Cina avrebbe superato la Gran Bretagna, e nel 1958 avviò una gigantesca campagna per concentrare tutti i contadini dell’enorme Cina in sole 28.000 grandi comuni, imporre ritmi di lavoro forsennati per costruire a tempo di record nuove dighe e canali e installare in ogni villaggio piccoli altiforni per produrre ghisa e altri materiali. Il piano era demente. Le dighe costruite frettolosamente cedettero, facendo – nel solo caso delle due barriere sul fiume Huai – 230.000 morti. Gli altiforni – in cui pure i contadini furono costretti a buttare di tutto, dalle pentole ai rivestimenti delle case, talora distrutte per questo scopo – produssero materiali ferrosi del tutto inutili. Soprattutto, si distrussero le famiglie. Uomini e donne furono separati e inviati a lavorare fino a venti ore al giorno in unità separate, dormendo all’addiaccio o in casermoni o tende malsane e mangiando – pochissimo – nelle mense. Uno dei collaboratori di Mao dichiarò che era venuto il momento di riconoscere che “tutto è collettivo, anche le persone umane”.

Dikötter è il primo storico cui il governo di Pechino ha consentito di accedere a tredici dei trentuno archivi regionali cinesi, e a quattordici dei maggiori archivi comunali fra cui quelli di Nanchino, Canton e Wuhan. Si tratta di tesori di documentazione, ma non di una ricerca completa. Difficilmente questa sarà mai consentita dalle autorità cinesi, a meno di un cambio di regime. Se pure lo fosse, molti documenti sono irrimediabilmente perduti.

Il materiale è comunque sufficiente a tracciare un quadro allucinante. Ben presto i cinesi iniziarono a morire, o di fame o uccisi dalle milizie che temevano rivolte. Mao giunse perfino a commissionare degli studi sul numero di persone che, regione per regione, dovevano essere giustiziate per prevenire ogni rischio di rivolta, e a imporre “quote” di esecuzioni alle autorità regionali. La fame portò a diffusi episodi di cannibalismo, rigorosamente documentati negli archivi, e a un vero e proprio sterminio dei vecchi e dei bambini, separati dai familiari e concentrati in “Case della felicità” le cui razioni alimentari dal 1960 scesero a livelli così bassi che quasi tutti morirono. Ma molti finirono uccisi dalle milizie. Dikötter riporta che in un villaggio dove la maggioranza delle persone era già morta di fame furono allestite “trappole” con dolci e riso per vedere chi era disposto a rubare per sopravvivere. Chi ci cascava finiva in un sacco, dove era subito bastonato a morte dalla milizia. Quanti morirono? Nessuno lo saprà mai con certezza, conclude lo storico, ma oggi le stesse fonti ufficiali cinesi parlano di una cifra minima di quarantacinque milioni di persone, riferita peraltro ai soli cinque anni del Grande Balzo in Avanti e non all’intera carriera di Mao.

Nel 1961 era diventato chiaro anche a molti esponenti del partito che la natura stessa si ribellava al folle progetto. “C’è una nuova battaglia – rispose Mao in un discorso –: abbiamo dichiarato guerra alla natura”. Ma alla fine, incalzato soprattutto da Liu Shaoqi che minacciava di organizzare una rivolta all’interno del partito, Mao nel 1962 dovette cedere e rinunciare al Grande Balzo in Avanti. Ma giurò di vendicarsi. Nel 1966 scatenò la Rivoluzione Culturale, che uccise almeno altre 700.000 persone: tra cui, nel 1969, Liu Shaoqi, che fu prima imprigionato e poi lasciato morire, privato delle cure mediche per il suo diabete. Di tutti questi orrori qualcuno vorrà attribuire la colpa ai soli collaboratori del presidente. Ma il libro di Dikötter toglie ogni illusione sul suo ruolo. L’immane tragedia fu voluta e guidata personalmente da Mao.

Fonte: http://www.cesnur.org/2011/mi-leap.html

sabato 7 maggio 2011

IL RE DEI RE E LA REGINA D' INGHILTERRA

Che si tratti di ferventi monarchici, o di simpatizzanti, o di ammiratori, o semplicemente di curiosi, sembra che tutto il mondo sia positivamente attratto dai pomposi e fiabeschi cerimoniali che tuttora vigono presso le Case reali, come ad esempio quello allestito per le nozze del Principe William d’Inghilterra con la sua Katy, ora duca e duchessa di Cambridge.

Al di là dell’eleganza degli sposi secondo etichetta di corte e di quella, sempre molto discutibile, degli invitati che rappresentano di solito la più alta classe della nobiltà e borghesia, la gente rimane incantata da tutto l’allestimento: la perfetta disposizione di paggi, scudieri, militari e paramilitari in alta uniforme, stendardi e vessilli ai lati delle vie principali, sontuose carrozze e cavalli bardati a festa, trombe e campane a distesa, il prolungato applauso dei sudditi al passare degli sposi, l’inchino reverenziale davanti all’autorità suprema d’Inghilterra, la Regina Elisabetta…
Senza dire della stupenda cattedrale di Westminster impreziosita dai paramenti sacri dei pastori anglicani: camici, stole e piviali finemente ricamati, probabile retaggio della liturgia cattolica rimpiazzata da quella anglicana ancora verso l’inizio del 1600, a motivo dello scisma provocato dal re Enrico VIII, il quale, per giustificare e avallare i suoi otto matrimoni, si proclamò sovrano anche della chiesa d’Inghilterra, in netto contrasto col Papa che non poteva accettare queste scelte arbitrarie e illegali, anche se provenivano nientemeno che dal re d’Inghilterra.

In realtà proprio nella cerimonia religiosa anglicana, come del resto in tutte le celebrazioni protestanti, al di là della sontuosità dei paramenti liturgici e della bellezza delle chiese, eredità cattolica che altri novelli riformatori come Lutero, Calvino, Valdes ecc., si sono ben guardati dal rifiutare a motivo della loro bellezza e preziosità, per tutto il resto si è notata la grande povertà del rito che, pur salvaguardando la validità del matrimonio religioso nel quale i ministri sono i due sposi che si scambiano giuramento reciproco nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, era molto carente dal punto di vista della funzione sacra, perché ormai ridotta a qualche lettura della Bibbia intercalata da canti sacri, che hanno sostituito completamente la Santa Messa cattolica.
Quella Santa Messa meravigliosa che è tipica ed esclusiva solo del cattolicesimo, in quanto proviene dal sacerdozio ministeriale, quel sacerdozio che lungo i secoli è cessato nelle varie realtà protestanti per lasciar posto al cosiddetto ruolo di “pastore” che non è assolutamente la stessa cosa. Infatti è cessata la figura del “sacerdote” perché non è più stato trasmesso il sacramento dell’Ordine Sacro, cioè quel sacramento che, assieme agli altri che sono il Battesimo, la Cresima, l’Eucaristia, la Confessione, conferisce ai candidati maschi adeguatamente preparati, la possibilità di diventare sacerdoti, cioè Ministri di Cristo, per le mani del Vescovo.

Nella fede protestante in genere ciò che rimane dei sette sacramenti è solo il Battesimo perché può essere conferito anche da laici purchè lo somministrino nel nome della Santissima Trinità, ma per tutto il resto, scomparsa la figura del sacerdote, “alter Christus”, è venuto meno anche l’aspetto sacramentale, in particolare è cessata la Consacrazione Eucaristica del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo, come gesto reale della presenza di Cristo vivo e vero tra noi, ma resta solo la “memoria” di ciò che fece Gesù Cristo nell’ultima Cena e nulla più.
In pratica la differenza dottrinale abissale fra tutte le molteplici “fedi” protestanti e quella cattolica, al di là delle diatribe storiche più o meno motivate e fondate che sempre accompagnano certi scismi, è questa: Cristo ha voluto affidare a una sola Chiesa, quella cattolica, il suo mistero di salvezza che si compie non più attraverso un atto di fede personale in Dio e nella Sua Parola, ma attraverso i sette sacramenti. Quasi tutti i Sacramenti, tranne il Battesimo e il Matrimonio, sono conferiti da Ministri consacrati, i Sacerdoti, e in certi casi solo dai Vescovi. Se certi “riformatori” pensano di fare a meno del sacerdozio, anche i sacramenti spariscono, - almeno quelli legati al sacerdozio - e così viene meno anche la presenza sacramentale-reale di Cristo tra noi, cosa assai grave, anche se la gente non ci pensa più.

La graduale “riscoperta” di queste non piccole differenze, unita al fatto che la gerarchia anglicana ha aperto il sacerdozio anche agli omosessuali “praticanti”, e alle donne, contrariamente al volere di Cristo che ha diviso equamente i compiti, riservando alle donne la prerogativa della “vita naturale” nella gestazione, e agli uomini l’esclusiva della “vita soprannaturale” nel sacerdozio, insomma, la consapevolezza di questi gravi cedimenti sostanziali, dogmatici, unita all’azione dello Spirito Santo che mai cessa di lavorare le anime di tutti i tempi, ha fatto sì che da alcuni anni migliaia di anglicani assieme ai loro pastori chiedessero l’ammissione alla Chiesa cattolica, ammissione concessa dal Papa attraverso uno speciale “Motu proprio” che ha previsto di assecondare, per casi eccezionali come questo, il desiderio di quei fedeli anglicani sinceramente intenzionati a tornare nell’ovile di Cristo e della Chiesa cattolica.

In sostanza, le due Verità principali della nostra fede: “Unità e Trinità di Dio; Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo” sono dogmi che accomunano tutti i cristiani normalmente, cattolici, protestanti, e ortodossi, e solo in cielo potremo vedere quanti non cattolici ci hanno sorpassato in amore e fedeltà, punti fondamentali sui quali tutti saremo giudicati da Dio. Tuttavia resta il fatto che la Verità integrale è Una, e che il Signore Gesù l’ha voluta trasmettere a noi attraverso la Sua Chiesa cattolica, nella figura del Suo Vicario in terra, il Papa, e attraverso l’Ordine sacerdotale, e in nessun altro modo!
Detto questo, non è nostra intenzione adesso sondare i motivi di queste scissioni che richiederebbe ben più spazio, ma solo quella di focalizzare l’attenzione su un aspetto assai importante per la fede che purtroppo sta invece gradualmente scomparendo: l’importanza dei segni esterni della nostra fede! La fede si trasmette con la Parola e con i Sacramenti, che sono detti anche “segni” – “Segni efficaci della Grazia”, - dice il catechismo. Ebbene, anche questi segni esterni stanno scomparendo.

Se davanti all’autorità della terra è giusto mantenere un atteggiamento reverenziale anche nell’aspetto esterno offrendo doni proporzionati al ruolo che tale autorità ricopre, perché mai davanti alla Maestà di Gesù Cristo, Figlio di Dio, “Re dei re” noi cattolici stiamo facendo vergognosamente a gara per ridurre tutto ad una povertà estrema che rasenta lo squallore?
• Non parliamo dell’architettura delle ultime chiese con arredi ridotti a vasi di legno o coccio;
• misere sedie di plastica da teatrino al posto dei banchi, per impedire di inginocchiarsi, gesto assai significativo che indica adorazione della creatura verso il Creatore;
• paramenti sacri ridotti a insignificanti tuniche “copri tutto”;
• preghiere liturgiche sempre più brevi, biascicate in fretta e non più accompagnate da segni di croce, da silenzi e da genuflessioni;
• sta sparendo gradualmente anche l’uso del campanello, come segno di importanza, di attenzione, di festa, sia durante la consacrazione nella Messa, sia al momento del Gloria nella Veglia pasquale che dovrebbe segnare, assieme al suono festoso dell’Organo, il momento del tripudio della Risurrezione gloriosa di Cristo;
• si espongono invece quadri o sculture moderne in cui Cristo, la Madonna e i santi sono di pessimo gusto, quasi ripugnanti alla vista ecc.
E’ quello che vuole la massoneria, cioè far provare disgusto e non gioia davanti alla rappresentazione del sacro, cercando di sradicare quell’emozione interiore che si prova anche attraverso le immagini e che spinge il cuore alla conversione, alla fede, all’amore.

Cosa sarebbe delle commoventi liturgie che ancora reggono a San Pietro per le canonizzazioni (abbiamo assistito di recente a quella straordinaria del beato Giovanni Paolo) se la Gerarchia fosse priva dei paramenti sacri come semplici fedeli? Un Santo di attualità, S.Josemaria Escrivà, a chi voleva abolire certi arredi liturgici preziosi, tipo calici d’oro o altro, rispondeva che: quando un fidanzato regala alla sua innamorata come segno di amore un pezzo di ferro, altrettanto avrebbe fatto lui con Gesù Cristo. Ma anche il Santo della povertà per eccellenza, S. Francesco d’Assisi, pretendeva per il Signore paramenti e arredi liturgici preziosi, degni della Maestà di Dio.
E così, mentre la gente è sempre più attratta dai vessilli di principi, di re e di regine come segno di autorità, o di regalità, quella regalità intesa non come oppressione ma come tutela e difesa del popolo, si sta perdendo invece la consapevolezza della regalità di Dio in Cristo Gesù, perché certi preti e Vescovi hanno impoverito a tal punto i “segni” della presenza di Dio tra noi da impedire che si possa pensare a Gesù Cristo come vero Dio, come “Re dei re”, come “Sovrano di tutti i popoli”, come “Giudice supremo di ogni uomo, popolo e Nazione”, davanti al quale tremano i diavoli e dovrebbero inginocchiarsi tutti i potenti della terra, per considerarlo al massimo come un benefattore dell’umanità, sullo stile cencioso di “Gandhi”, che non è assolutamente lo stile del cristiano, figlio di Dio ed erede del Paradiso!

patrizia.stella@alice.it

venerdì 6 maggio 2011

Il Seminario Teologico dei Francescani dell' immacolata

Come vice coordinatore della Toscana del movimento politico Stella e Corona, segnalo un'importante convegno dal titolo QUAECUMQUE DIXERO VOBIS La tradizione, vita e giovinezza della Chiesa.

Venerdì 20 maggio 2011 - ore 17,30 Chiesa di Ognissanti (Borgo Ognissanti, 42 - 50123 Firenze)

Interverranno:

prof. don Renzo Lavatori (Università "Urbaniana")

prof. p. Serafino Lanzetta (S.T. Immacolata Mediatrice)

Dr.ssa Cristina Siccardi (Scrittrice)

Con la presenza di mons. Brunero Gherardini (em. Università "Lateranse")

Ore 16,30 - celebrazione della Santa Messa nella forma straordinaria del Rito romano antico



Per informazioni: Seminario Teologico 055 2398700

lunedì 2 maggio 2011

Lettera di Patrizia Stella.

LETTERA APERTA

SPETTACOLO GAY PER LE SCOLARESCHE

Ci hanno detto che è stata fatta dalle associazioni gay una domanda-tranello alla Giunta comunale di Verona per chiedere sostegno, contributi e sponsorizzazioni varie solo per manifestare contro l’omofobia, e che sembra essere lo stile usato da costoro anche in altre città.    E invece, guarda caso, si tratta di una serie di manifestazioni pro gay che iniziano con il famoso spettacolo di Shakespeare “Giulietta e Romeo” dove gli amanti sono due “Romei”.

Ma quel che è peggio è che sono state invitate perfino le scolaresche delle secondarie perché imparino bene, dopo che gli alunni sono stati indottrinati per interi decenni sulla “funzionalità” del rapporto eterosessuale, sperimentato ampiamente anche sotto la soglia dell’adolescenza con traumi e conseguenze indescrivibili, adesso questi alunni devono conoscere anche i “meccanismi” del rapporto omosessuale, bis, trans, plus, ecc. come se fosse la cosa più normale del mondo, alla stregua di come si insegna il teorema di Pitagora o la formula dell’ossigeno!  E chi non accetta, non viene rispettato nella sua coscienza, ma è dichiarato pubblicamente omofobo e rischia grosso, perché la nostra cara Unione Europea sta imponendo queste leggi a tutti gli Stati che ne fanno parte, in barba alla democrazia e alla libertà di coscienza personale.  

Francamente non so dove andremo a finire di questo passo perché ci sentiamo un po’ tutti “pedine”, consenzienti o meno, di un’Europa massonica e prepotente che, con abile ipocrisia, sta surrettiziamente cercando di dare l’ultimo colpo di coda a ciò che resta di sano e di cristiano nella nostra società ammalata ormai di perversione che ha perso il ben dell’intelletto a forza di sesso, alcool e droga. Si stanno profilando tempi difficili, di vero eroismo, non solo per chi vuole essere coerente con la propria coscienza di cristiano, ma anche per quelle persone che vogliono difendere la libertà e la democrazia dalla nuova tirannia del secolo.  

Spiace anche che da parte delle nostre autorità ecclesiastiche provenga, come sempre in questi e altri casi simili dove sarebbe doveroso una presa di posizione, provenga invece il solito, poco edificante, silenzio di tomba.

Io, come credente, mi affido a Gesù Cristo perché abbia pietà di noi, protegga la nostra Italia, la nostra Verona da gravi punizioni che si stanno profilando all’orizzonte perché, come dice il saggio: “A Dio non la si fa!”.  Se tali punizioni dovessero veramente arrivare, auguro a tutti di trovare la forza di invocare l’Unico che ci può dare salvezza e sicurezza, sia in questa che nell’altra vita: Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo!

                                                                                              patrizia.stella@alice.it

domenica 1 maggio 2011

Stella e Corona per il carcere di S.Giorgio


Il Seg. Prov. di Stella e Corona, ritorna sull' angosciante problema del carcere di S. Giorgio. In caso di vittoria del candidato Gabriele Brunini, la Provincia deve con fatti e non parole, attivarsi coinvolgendo il Ministero di Grazia e Giustizia, per potenziare la struttura del carcere di S. Giorgio, sollecitando anche per nuove assunzioni del
personale della Polizia Penitenziaria. Potenziare anche le varie associazioni di volontariato, che ininterrottamenta da anni sono un filtro tra detenuti, persnale, e il Direttore
e la struttura sanitaria.
Mauro Mazzoni
Seg. Prov. Stella e Corona Lucca