martedì 27 dicembre 2011

Carceri "fantasma,, : 38 in tutta italia

23.12.11
 



Istituti nuovi, arredati, completamente attrezzati e mai utilizzati. Celle vuote in tutta Italia, da nord a sud, mentre gli istituti in funzione scoppiano di detenuti, costretti a vivere in condizioni disumane.

E-il mensile - L’VIII rapporto nazionale sulle condizioni delle carceri italiane realizzato dall’osservatorio dell’associazione Antigone ha contato ben 38 carceri fantasma in tutta Italia, ossia istituti penitenziari che, negli ultimi venti anni e più, sono stati costruiti, a volte anche arredati e vigilati ma che rimangono inutilizzati, sottoutilizzati o in totale stato d’abbandono. Solo alcuni esempi dal lungo elenco. Il carcere di Irsina (Matera) è costato 3,5 miliardi di lire negli anni Ottanta ma è stato in funzione soltanto un anno e oggi è un deposito del Comune. Il carcere di San Valentino (Pescara) è stato costruito da quasi vent’anni e non vi ha mai messo piede un detenuto: ora è in stato di abbandono. A Bovino (Foggia) c’è una struttura da 120 posti pronta, ma non è mai stata aperta. Sempre a Foggia, ad Accadia, un penitenziario è stato ultimato nel 1993 ma non è mai stato utilizzato. Il penitenziario di Codigoro (Ferrara) nel 2001, dopo lunghi lavori, sembrava pronto all’uso ma oggi è ancora chiuso. A Revere (Mantova), dopo vent’anni dall’inizio dei lavori di costruzione, il carcere con capienza di 90 detenuti è ancora incompleto. I lavori sono fermi dal 2000 e i locali, costati più di 2,5 milioni di euro, sono già stati saccheggiati. Ad Agrigento nella sezione femminile ci sono sei detenute per cento posti. L’istituto penitenziario di Castelnuovo della Daunia (Foggia) è arredato da 15 anni e non è mai stato inaugurato. Nel carcere di Monopoli (Bari) non ci sono mai stati i detenuti, ma sono stati sfrattati degli occupanti abusivi che vivevano nelle celle in abbandono da 30 anni. L’elenco potrebbe continuare.

Nel frattempo, le celle dei 206 istituti in funzione sul territorio italiano scoppiano: al 30 settembre 2011 c’erano 21mila detenuti in eccesso rispetto ai posti disponibili. Ad Agrigento sono detenute 450 persone per 250 posti. Le celle di 6 metri quadrati erano state progettate per ospitare una sola persona, invece oggi ci vivono in tre. Non c’è l’acqua calda e il riscaldamento, i muri sono pieni di crepe e, quando fuori piove, piove anche dentro. A Mantova i detenuti sono stati alloggiati anche in sala colloqui. Nel carcere di Poggioreale (Napoli) si fanno i turni per stare in piedi e il water è dietro una tenda in cucina. A Reggio Calabria, per mancanza di personale, un detenuto non ha potuto fare visita al padre morto. Con questi dati non stupisce l’impressionante tasso di suicidi che colpisce i carcerati: in carcere si suicida un detenuto su mille, mentre fuori l’incidenza è di una persona su ventimila.

Fonte: http://www.laperfettaletizia.com/2011/12/carceri-fantasma-38-in-tutta-italia.html

giovedì 7 luglio 2011

Conferenza sulla No194

Da sinistra: avv. Pietro Guerini, Cav. Mauro Mazzoni, Magistrato Giacomo Rocchi,
avv. Massimo Mallucci, dott. Fabrizio Lastei

Alleanza Monarchica sotto la supervisione del segretario regionale Cav.Mazzoni Mauro ha organizzato una conferenza sul tema dell'aborto legge 194, il giorno di domenica 3 luglio 2011 all'hotel AC di Lucca, hanno partecipato il Dott. Lanatà esperto in ginecologia e ostetricia, il segretario nazionale di Alleanza Monarchica avv. Mallucci, il Magistrato Dott.Giacomo Rocchi, il Dott. Lastei del movimento Militia Christi,il dott. Silli assessore all'immigrazione del comune di Prato e vice segr. PDL di Prato, responsabile provinciale dell’associazione M.E.D.I.C. , l'avvocato Aldo Ciappi rappresentante l'associazione Scienza e Vita per Pisa e Livorno. Si calcola che sei milioni di persone non siano nate dal momento a far data dall'entrata in vigore della legge, Il segretario cav. Mauro Mazzoni fa osservare un minuto di silenzio. L'incontro si è sviluppato sul tema dell'aborto in generale e dell'applicazione della legge 194 in particolare. Per quanto riguarda il tema dell'aborto e definizione dello stesso è intervenuto dott. Latanà, specialista in ostetricia e ginegologia, il dottore si è soffermato in particolare sull'evoluzione storica del fenomeno abortivo, affermando che lo stesso è sempre esistito seppur circoscritto a particolari contingenze; tale fenomeno è poi evoluto con il cambio delle mentalità a partire degli anni sessanta, ad oggi l'uso della pillola e della spirale è limitato in quanto ritenuto invasivo, l'aborto come misura contraccettiva risulta prevalente. Secondo il Dott.Latanà esistono vari tipi di aborto quello clandestino ovvero quello praticato fuori dall'osservanza della legge 194, esiste l'aborto praticato in altri paesi in osservanza delle norme colà vigenti che possono essere più o meno stringenti rispetto a quelle italiane, esiste la possibilità di aggirare nella pratica la normativa italiana questo viene definito aborto sommerso. Il dott. Latanà ritiene che le finalità preventive della legge 194 siano state disattese e che il fenomeno che in conseguenza della legge doveva essere limitato non abbia raggiunto tale scopo, denuncia la mancata assistenza secondo la sua esperienza delle donne che abortiscono, che questa assistenza venga dallo stato, dalla famiglia o dalla componente maschile della coppia spesso la più inadeguata, ritiene che l'unico modo di limitare l'aborto sia una maggiore assistenza da parte dello stato. Il Segretario Nazionale di Stella e Corona porta il saluto dell'Avvocato Vitucci Righini Presidente Nazionale del movimento, parla della necessità di riformare il sistema di assistenza sociale, in quanto la famiglia nucleo essenziale della società, il loro venir meno è una minaccia disgregativa della stessa. Parla a tale riguardo della banalizzazione del sesso e dell'amore, del venir meno dell'assistenza agli anziani ritenuti un peso, ed in conseguenza del venir meno dell'identità nazionale, chiede il rispetto del diritto naturale inteso quale diritto di vivere e morire senza interferenza da parte dello stato, critica il relativismo storico dominante. Interviene il dotto Giacomo Rocchi Magistrato il quale ritiene l'aborto “uccisione cruenta di un essere umano in fase di sviluppo” riporta le legislazioni di Polonia, Ungheria ,Irlanda le più restrittive in materia, Riporta altresì l'assenza di riferimenti al concepito o al padre del concepito.Il bambino in quanto tale emerge solo quando si parla di malformazione o di vita autonoma dello stesso. Critica il meccanismo delle diagnosi prenatali le quali danno risposte probabilistiche e il sistema legislativo che tutela i padri irresponsabili, il magistrato ritiene sulla scorta della giurisprudenza che l'aborto sia un diritto soggettivo potestativo della donna non negabile pena il risarcimento danni a favore della stessa.

Interviene l'Avv. Pietro Guerini del comitato nazionale No 194 che denuncia l'assoluta mancanza di tutela nel quadro legislativo vigente riguardo la figura del concepito, e si pronuncia per la ricostruzione di una mentalità pro vita. Interviene il responsabile di Militia Christi dott. Fabrizio Lastei che denuncia come la legge 194 parli di prodotto del concepimento invece che di bambino. Interviene l'assessore all'immigrazione Pili del comune di Prato che parla di argomento scomodo in quanto distrugge consenso, Libertà non significa Anarchia. Interviene per ultimo L'Avvocato Ciappi per Scienza e Vita di Pisa e Livorno che ribadisce contrarietà al fenomeno abortivo. Erano presenti la signora Colonnello Mara, con delega del dott. Deotto direttore del giornale cattolico ondine Riscossa Cristiana, l’architetto Donatella Pera resp. Provinciale dell’associazione M.E.D.I.C., il dott. Giulio Dante Guerra ricercatore scientifico CNR Pisa per Alleanza Cattolica, dott. Luca Ferrari segr. prov. di Parma di Stella e Corona e il segr. Prov. di Pisa di Stella e Corona Vico Benedetto che ha coordinato tutti i lavori tecnici

All'incontro è seguita cena conviviale.

Dott. Thomas Aveni Tramazza

venerdì 17 giugno 2011

Conferenza "Voglio Vivere"

Domenica 03-07-2011 con inizio alle ore 17:00 presso l’Hotel Eurostars (V.Le Europa 1135 Lucca subito dopo l’uscita dell’autostrada per Lucca accanto al McDonald Sala primo piano).
Si terrà una conferenza organizzata del Vice Coordinatore della Toscana di Stella e Corona Cav. Mauro Mazzoni sulla No194 dal titolo “Voglio vivere”.



Interverranno:
- il seg. naz. di Stella e Corona avv. Massimo Mallucci
- avv. Pietro Guerini portavoce nazionale comitato No194 (http://www.no194.org/)
- dott. Paolo Deotto storico, saggista, filosofo e direttore del periodico cattolico online Riscossa Cristiana (www.riscossacristiana.it)
- dott. Giacomo Rocchi magistrato

martedì 14 giugno 2011

LO STATO: la necessità della cultura per l'azione politica

12 giugno 2011
La crisi profonda in cui si dibatte la Società riguarda ormai tutti gli aspetti della vita quotidiana, né si deve credere che i problemi materiali non abbiano anch’essi una radice più profonda, strutturale a un sistema che sembra giunto al capolinea.  Una crisi finanziaria a livello mondiale ha messo a nudo non solo l’inganno fondamentale di un’economia cartacea, ma anche e soprattutto l’inganno di una Società ormai priva di riferimenti, in cui tutto diviene possibile, perché nessuno sa più definire il confine tra il possibile e l’impossibile, tra il lecito e l’illecito, in definitiva tra il bene e il male. Lo Stato, espressione della Società che lo ha creato, è sempre più un fantasma, privo di un’identità e incapace di una reale tutela dei cittadini.
La convulsione politica è ormai la quotidianità nel nostro Paese, e le recenti elezioni amministrative hanno avuto toni isterici, inevitabili quando il confronto politico è ormai ridotto a scontro tra nemici, anziché a confronto tra progetti politici concreti. Non esiste più in Italia una Cultura politica. Chi non ha cultura politica, non ha in definitiva una politica. Una sinistra che esulta, non ha tuttavia nulla da dire, poggia sul nulla, e si rifugia negli estremismi per darsi un’identità. Una destra che piange deve rendersi conto che non poteva proseguire all’infinito in un’azione politica che, pur ricca di molte realizzazioni concrete, tuttavia non ha saputo darsi una base solida, un progetto politico concreto e globale, che peraltro può nascere solo se chi fa politica sa realmente perché la fa, e cosa vuole costruire.
Le sottoculture dominanti sono dei paurosi vuoti pneumatici, e qui si apre il problema più direttamente “nostro”, di noi cattolici. Siamo gli unici in grado, non per merito nostro, ma in virtù del fatto che il cattolicesimo non è un oscuro spiritualismo, ma è il sale della terra e la luce del mondo, siamo gli unici, dicevo, a poter esprimere un progetto politico vero, vivo e costruito per il bene della Società. La vecchia democrazia cristiana, assolto il suo compito storico di argine al comunismo, non seppe andare più in là e si adagiò nella pura gestione del potere, e per conservarlo non esitò a prostituirsi in mille modi. Fece molto per l’Italia. Di sicuro da un certo momento in poi non fece più politica, nel senso più nobile e vero del termine. Fece partitismo e spartizione del potere.
Dobbiamo costruire, praticamente ex novo, una Cultura cattolica che sappia generare un vero progetto politico. Né ci mancano i validi punti di riferimento, primo fra tutti il grande Pontefice Pio XII, capace di una visione sociale e politica di ampio respiro, profonda e ricca. Non si tratta, come paventeranno i laicisti, di costruire una teocrazia, bensì di costruire un progetto politico che finalmente abbia delle basi vere, non mendicate dalle dottrine decotte e ossequente alle mode correnti, ma fondato sulla roccia.
Tutto il resto sono parole, e se andremo avanti a parole vedremo solo la distruzione della Società, perché una Società senza valori e senza una cultura vera e legata a questi valori, è destinata a morire, schiacciata dal suo stesso vuoto. E se ben guardiamo, questa Società si agita già nei sussulti dell’agonia.
PER QUESTI MOTIVI, PER COLLABORARE ALLA COSTRUZIONE DI UNA CULTURA POLITICA CATTOLICA CHE POSSA RIDARE SPERANZA AL NOSTRO PAESE, ABBIAMO FONDATO “LO STATO”, RIPRENDENDO IL NOME GLORIOSO DELLE RIVISTE DI CARLO COSTAMAGNA E DI GIANNI BAGET BOZZO.
LO STATO si propone come strumento di cultura politica italiana, di studio filosofico, giuridico, storico e politico, per affrontare con realismo, e su solide basi, le problematiche dello Stato moderno.
LO STATO si presenta ora con contributi di Giulio Alfano, Piero Vassallo, Emilio Artiglieri, Guido Vignelli, Padre Giovanni Cavalcoli, Paolo Deotto.  
Chi desideri essere tempestivamente aggiornato sui nuovi articoli che verranno inseriti e sulle future iniziative culturali (convegni,dibattiti, corsi di studio) può inviare una mail a lo.stato@email.it , indicando nell’oggetto “Lo Stato – iscrizione agli aggiornamenti”.
Gli Autori che desiderino collaborare con LO STATO dovranno inviare i loro lavori, corredati da un breve curriculum, allo stesso indirizzo sopra indicato. La pubblicazione sarà effettuata a insindacabile giudizio del Direttore scientifico.


P. D.

domenica 12 giugno 2011

28 MAGGIO 2011. IL POPOLO PER LA VITA HA INIZIATO IL SUO CAMMINO - di Mara Colonello

di Mara Colonello


Sono entrata in contatto con il Comitato no 194 qualche mese fa grazie a Riscossa Cristiana e, saputo della necessità di sensibilizzare le persone sul tema antiabortista e sullo scopo del Comitato, mi sono offerta di trovare dei luoghi dove il portavoce del Comitato, Pietro Guerini, potesse fare delle conferenze e trattare questi argomenti.
Dato il tema antiabortista e date le mie conoscenze tra i religiosi, suore e sacerdoti, mi è sembrato un compito piuttosto semplice da realizzare, ma che purtroppo si è rivelato molto difficile e mi ha riservato delusioni ed amarezza, perché, tranne in un caso in cui l’ospitalità è stata accordata, ho ricevuto sempre dinieghi motivati da “non lo riteniamo opportuno / non è il momento opportuno”, alternato da “abbiamo già tanti eventi”.
Non so se in questa società è ancora permesso scandalizzarsi, ma io mi sono scandalizzata! Il buon senso e la buona educazione mi hanno suggerito di accettare il diniego senza polemiche, ma avrei tanto voluto chiedere: scusi, ma di quale opportunità stiamo parlando ? forse di quella politica ? di quella socio-culturale ? devo quindi pensare che i religiosi hanno piegato il loro pensiero al pensiero politico-socio-culturale dominante indipendentemente dal disvalore di quel pensiero ?! devo pensare che piuttosto che “urtarsi” con il politically correct  la loro coscienza riesce a convivere con la realtà in divenire di 5 milioni di feti soppressi, fatti a pezzi, buttati nei rifiuti, frullati per farne creme cosmetiche, dati alle case farmaceutiche per sperimentazioni ?! devo pensare che magari queste stesse persone sono state pronte a scandalizzarsi per il comportamento sessuale di Berlusconi ?! La differenza è che le donne che accettano gli inviti di Berlusconi, qualora non consenzienti e non maggiorenni, possono difendersi, citarlo in tribunale e soprattutto hanno una potenzialità massmediatica planetaria, al contrario i bambini soppressi nella fascia prenatale, sicuramente non consenzienti e non maggiorenni, non possono difendersi, non interessano a nessuno, non meritano neppure una piccola conferenza nella sala di un oratorio di provincia! Non sia mai che disturbino qualche animo sensibile tra quelli che praticano il politically correct ! Non sia mai che la parrocchia perda qualche praticante non credente !
Le delusioni non sono mancate anche da parte di alcuni cattolici laici, i quali, alla mia proposta di aderire al Comitato no 194, mi hanno risposto che piuttosto che il nulla è meglio questa legge. Anche a queste persone vorrei chiedere: perché un cattolico che dovrebbe considerare la Vita come dono di Dio e perciò inviolabile ritiene che una legge che finora ha permesso la soppressione di 5 milioni di feti sia da considerarsi migliore di una situazione in cui non è permessa la soppressione di bambini nella fascia prenatale ? Che forse il relativismo si è impadronito delle vostre coscienze ?
Confesso che dopo queste esperienze sono stata presa dall’indignazione e dallo sconforto, che peròmarcia per la vitasono svaniti come d’incanto sabato 28 maggio a Desenzano sul Garda dove si è svolta la prima Marcia nazionale per la Vita.
È stato bellissimo scoprire che esiste una realtà completamente diversa non narcotizzata, non appiattita dal relativismo, composta da laici e religiosi che hanno partecipato alla manifestazione per affermare senza timori che bisogna fermare il massacro dei bambini, che bisogna cambiare questa legge che nega ogni diritto al nascituro e che bisogna contrastare la cultura della morte che ha messo le radici nella nostra società.
Molti di loro, riuniti in varie associazioni, già operano attivamente in difesa della vita: soccorrono le future madri in difficoltà, informano sulle alternative all’aborto, sugli aiuti economici che ad esempio la regione Lombardia offre alle madri; ma ci sono anche gruppi di preghiera che si riuniscono davanti agli ospedali per la recita del santo Rosario per scongiurare gli aborti.
La preghiera in sostegno alla Vita è stata il tratto distintivo della manifestazione, soprattutto grazie ad alcuni gruppi (Movimento Mariano – Regina dell’Amore, Movimento con Cristo per la Vita, I Consacrati a Maria) che, corona alla mano, hanno animato il santo Rosario e i canti che ci hanno accompagnato durante tutta la Marcia nel percorso tra Desenzano del Garda e l’Abbazia di Maguzzano.
Tutto questo mi ha dato nuova speranza, la speranza che grazie alla volontà, alla comunione d’intenti e alla preghiera sarà possibile abrogare questa legge contro ogni logica umana previsione. A questo proposito ricordo quando nel settembre del 1683 l’Europa e la cristianità fu seriamente in pericolo per l’invasione turca e tutto sembrava perduto a causa della superiorità numerica dell’armata turca che assediava Vienna, porta dell’occidente europeo, e del disaccordo che regnava tra i vari capi di stato europei chiamati a fronteggiare il comune nemico. In quella circostanza fu provvidenziale l’opera di mediazione del beato Marco d’Aviano, che riuscì a far superare i personalismi e le invidie e a creare alleanza e amicizia tra i governanti, nell’esclusivo interesse dei popoli europei e della cristianità: la battaglia fu vinta dagli eserciti cristiani e la vittoria attribuita all’intercessione di Maria. Lo stesso mi auguro possa accadere per la battaglia contro l’aborto, ovvero che tutte le associazioni Per la Vita possano trovare un punto di incontro per combattere unite e sconfiggere il comune nemico della Vita che è la legge 194 e che tutti possiamo pregare perché Maria ci sostenga in questa battaglia culturalmente e numericamente impari.
Ho guardato le foto scattate il 28 maggio durante la marcia da Desenzano a Maguzzano e l’impressione che il Popolo per la Vita abbia iniziato finalmente il suo cammino è fortissima.

mercoledì 25 maggio 2011

Educazione della Legalità

Mauro Mazzoni, seg. prov. di Stella e Corona Lucca, ringrazia il  Questore della Polizia di Stato di Lucca e il Vice Questore Virgilio Russo, nonchè il personale della Questura il poliziotto di quartiere, per la bella iniziativa intrapresa , coivolgendo i bimbi dell' ultimo anno della scuola materna di Lammari, sotto forma di gioco anno spiegato l' educazione della legalità . I bimbi entusiasti hanno risposto molto bene all' iniziativa , richiedendo di visionare l' auto della Polizia, suonare la sirena e attivare i lampeggianti. I bambini devono vedere le forze dell' ordine come una seconda famiglia di cui fidarsi e farne un punto di riferimanto.
Mauro Mazzoni
Seg. Prov. di Stella e Corona Lucca

martedì 24 maggio 2011

PRESENTAZIONE DEL COMITATO NO194 A VARESE - di Marco Sudati

di Marco Sudati

INVITIAMO TUTTI GLI AMICI LETTORI AD ADERIRE AL COMITATO NO194, CHE PROMUOVE UN NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE 194, CHE HA FINORA CAUSATO OLTRE CINQUE MILIONI DI VITTIME INNOCENTI. PER ADERIRE, DALLA HOME PAGE DEL SITO http://www.no194.org/, CLICCATE SU "ADERISCI"



Lo scorso sabato 21 maggio si è svolta a Varese, presso i locali dell’Associazione ITALICA VARESE, una conferenza di presentazione dell’iniziativa, proposta dall’Associazione NO 194, volta a promuovere un nuovo referendum abrogativo della legge 194.
Alla presenza di un interessato pubblico, per lo più composto da giovani, l’incontro è stato condotto da tre relatori: l’Avvocato Pietro Guerini, portavoce nazionale di NO 194; il Dottor Paolo Deotto direttore di Riscossa Cristiana; Marco Sudati, redattore della rivista Ordine Futuro.
Nel corso della conferenza, sono stati ricordati i motivi essenziali che rendono irrinunciabile e tutt’altro che demodé la battaglia anti-abortista in Italia e nel mondo.conferenza no194
Ad onta, infatti, della mentalità progressista e liberale, secondo la quale la libera pratica abortiva, garantita da una legge dello Stato, sarebbe un “diritto civile” ormai acquisito in via definitiva – in quanto tappa del processo di emancipazione dell’umanità dai vincoli di un’opprimente visione tradizionale, ossia religiosa e sacrale della vita – è stato ribadito l’intramontabile dovere di battersi contro l’iniquità, soprattutto quando questa si trasforma in legge dello Stato, minando, di fatto, l’integrità del corpo sociale e la ragione su cui si fonda l’esistenza dello Stato stesso: il perseguimento del bene comune dei governati e la difesa della vita umana innocente.
La battaglia anti-abortista – che trova il suo naturale sbocco nell’impegno per l’abrogazione della legge 194 – deve essere colta nel suo pieno significato di lotta contro tutto quanto concorre a fondare una nuova umanità, scevra da ogni vincolo a quella verità oggettiva delle cose che rimanda continuamente al loro Creatore, Ordinatore e Signore.
La lotta all’aborto di Stato, attraverso la promozione di una nuova campagna referendaria, è un richiamo ai molti che, pur condannando la pratica abortiva e la legge che ne garantisce l’esercizio, si sono rassegnati al presente trionfo dell’iniquità.
Dopo il divorzio e l’aborto, eutanasia e riconoscimento delle unioni omosessuali sono alle porte … A questa amara constatazione, deve seguire l’azione. Ci vogliono sconfitti e rassegnati all’ineluttabilità del loro “progresso”? Mai!
La contabilità del fallimento progressista e liberale è sotto gli occhi di tutti: dal delirio di onnipotenza della modernità, siamo passati all’inevitabile deriva nichilista che segna la cosiddetta post-modernità. Le lotte per i “diritti civili” – che hanno contrassegnato gli anni sessanta, settanta ed ottanta del secolo scorso – si sono, prevedibilmente e tragicamente, rivelate per quello che sono: portatrici di dissoluzione e morte. L’assurda pretesa di negare la dipendenza degli uomini dall’Autore della vita, ossia da Colui che dà l’esistenza alle cose facendole essere ciò che sono, si trasforma nell’irrefrenabile corsa verso il baratro di un’umanità confusa e priva di punti di riferimento certi.
Nello scenario culturale, politico e sociale attuale – caratterizzato dall’innegabile venir meno di quella spinta propulsiva di cui godevano i progressisti di ogni risma nei decenni scorsi, ma anche da grande disorientamento per lo stato di oggettiva crisi che da troppo tempo investe la Chiesa, punto di riferimento morale per antonomasia – il lancio di una proposta come quella avanzata da NO 194 è una vera e propria scossa, una provocazione “a trecentosessanta gradi” da cogliere nella sua sostanza di irrinunciabile ed improcrastinabile battaglia di civiltà.

martedì 17 maggio 2011

Costa d’Avorio: 700.000 bambini sono tornati a scuola dopo le violenze iniziate a novembre

Quasi un milione di bambini in età scolastica sono stati colpiti dalle violenze iniziate lo scorso novembre a seguito delle elezioni presidenziali in Costa d'Avorio.
Radio Vaticana - Come riferisce un comunicato dell'Unicef, finora più di 700 mila bambini, in tutto il Paese, hanno ricominciato a frequentare le lezioni. Molte scuole restano però chiuse, in particolare nelle aree rurali e 200 mila bambini non riescono ancora a frequentare la scuola. In alcune parti del Paese permangono ancora tensioni e i bambini hanno paura di tornare a scuola. Così l'Unicef ha avviato la distribuzione di 500 mila kit scolastici, ciascuno contenente una cartella, libri e penne. “Molti bambini sono stati costretti a fuggire, e quando sono ritornati hanno trovato le proprie case vuote” spiega Gilberte Yeble Amari, responsabile Unicef per l’istruzione in Costa d’Avorio. “Questi kit sono un primo passo per riavvicinarsi agli studi e poter frequentare l’anno scolastico”. L’obiettivo dell’Unicef è quello di aiutare un milione di bambini a tornare a scuola il più presto possibile. Nella parte ovest del Paese, dove i villaggi sono stati particolarmente colpiti dalla crisi, l’80% delle scuole sono rimaste danneggiate. Nei casi in cui è stato possibile riprendere le lezioni, le aule erano affollate. In tutto il Paese, l'Unicef sta procedendo al reclutamento e alla formazione degli insegnanti e sta lavorando attivamente con le comunità per convincere i bambini e gli insegnanti a tornare a scuola. L’Unicef ha lanciato un appello per 32 milioni di dollari per rispondere alle esigenze più pressanti: scuola, acqua e igiene, salute, nutrizione, protezione dei bambini dai rischi e dalle conseguenze del conflitto. (G.P.)
Fonte: http://www.laperfettaletizia.com/2011/05/costa-davorio-700000-bambini-sono.html

venerdì 13 maggio 2011

di Massimo Introvigne (Avvenire, 28 aprile 2011)

 
Continua la controversia fra gli storici se abbia ucciso più persone Hitler o Stalin. Il libro dello storico inglese Frank Dikötter Mao’s Great Famine. The History of China’s Most Devastating Catastrophe, 1958-1962 (Walker, New York 2010) ci ricorda che Mao Tse-Tung li batte di gran lunga entrambi, stabilendo record che forse superano anche Gengis Khan. Una cosa, secondo Dikötter, è sicura: il “Grande Balzo in Avanti” del 1958-1962 è il più grande crimine di tutti i tempi, la peggiore catastrofe mai causata da mano umana nella storia.

Si trattò di una corsa folle allo sviluppo economico attraverso la collettivizzazione lanciata da Mao nel 1958, dopo che Khruscev aveva promesso che in quindici anni l’economia russa avrebbe superato quella degli Stati Uniti. Mao rispose che nello stesso periodo, anzi prima, la Cina avrebbe superato la Gran Bretagna, e nel 1958 avviò una gigantesca campagna per concentrare tutti i contadini dell’enorme Cina in sole 28.000 grandi comuni, imporre ritmi di lavoro forsennati per costruire a tempo di record nuove dighe e canali e installare in ogni villaggio piccoli altiforni per produrre ghisa e altri materiali. Il piano era demente. Le dighe costruite frettolosamente cedettero, facendo – nel solo caso delle due barriere sul fiume Huai – 230.000 morti. Gli altiforni – in cui pure i contadini furono costretti a buttare di tutto, dalle pentole ai rivestimenti delle case, talora distrutte per questo scopo – produssero materiali ferrosi del tutto inutili. Soprattutto, si distrussero le famiglie. Uomini e donne furono separati e inviati a lavorare fino a venti ore al giorno in unità separate, dormendo all’addiaccio o in casermoni o tende malsane e mangiando – pochissimo – nelle mense. Uno dei collaboratori di Mao dichiarò che era venuto il momento di riconoscere che “tutto è collettivo, anche le persone umane”.

Dikötter è il primo storico cui il governo di Pechino ha consentito di accedere a tredici dei trentuno archivi regionali cinesi, e a quattordici dei maggiori archivi comunali fra cui quelli di Nanchino, Canton e Wuhan. Si tratta di tesori di documentazione, ma non di una ricerca completa. Difficilmente questa sarà mai consentita dalle autorità cinesi, a meno di un cambio di regime. Se pure lo fosse, molti documenti sono irrimediabilmente perduti.

Il materiale è comunque sufficiente a tracciare un quadro allucinante. Ben presto i cinesi iniziarono a morire, o di fame o uccisi dalle milizie che temevano rivolte. Mao giunse perfino a commissionare degli studi sul numero di persone che, regione per regione, dovevano essere giustiziate per prevenire ogni rischio di rivolta, e a imporre “quote” di esecuzioni alle autorità regionali. La fame portò a diffusi episodi di cannibalismo, rigorosamente documentati negli archivi, e a un vero e proprio sterminio dei vecchi e dei bambini, separati dai familiari e concentrati in “Case della felicità” le cui razioni alimentari dal 1960 scesero a livelli così bassi che quasi tutti morirono. Ma molti finirono uccisi dalle milizie. Dikötter riporta che in un villaggio dove la maggioranza delle persone era già morta di fame furono allestite “trappole” con dolci e riso per vedere chi era disposto a rubare per sopravvivere. Chi ci cascava finiva in un sacco, dove era subito bastonato a morte dalla milizia. Quanti morirono? Nessuno lo saprà mai con certezza, conclude lo storico, ma oggi le stesse fonti ufficiali cinesi parlano di una cifra minima di quarantacinque milioni di persone, riferita peraltro ai soli cinque anni del Grande Balzo in Avanti e non all’intera carriera di Mao.

Nel 1961 era diventato chiaro anche a molti esponenti del partito che la natura stessa si ribellava al folle progetto. “C’è una nuova battaglia – rispose Mao in un discorso –: abbiamo dichiarato guerra alla natura”. Ma alla fine, incalzato soprattutto da Liu Shaoqi che minacciava di organizzare una rivolta all’interno del partito, Mao nel 1962 dovette cedere e rinunciare al Grande Balzo in Avanti. Ma giurò di vendicarsi. Nel 1966 scatenò la Rivoluzione Culturale, che uccise almeno altre 700.000 persone: tra cui, nel 1969, Liu Shaoqi, che fu prima imprigionato e poi lasciato morire, privato delle cure mediche per il suo diabete. Di tutti questi orrori qualcuno vorrà attribuire la colpa ai soli collaboratori del presidente. Ma il libro di Dikötter toglie ogni illusione sul suo ruolo. L’immane tragedia fu voluta e guidata personalmente da Mao.

Fonte: http://www.cesnur.org/2011/mi-leap.html

sabato 7 maggio 2011

IL RE DEI RE E LA REGINA D' INGHILTERRA

Che si tratti di ferventi monarchici, o di simpatizzanti, o di ammiratori, o semplicemente di curiosi, sembra che tutto il mondo sia positivamente attratto dai pomposi e fiabeschi cerimoniali che tuttora vigono presso le Case reali, come ad esempio quello allestito per le nozze del Principe William d’Inghilterra con la sua Katy, ora duca e duchessa di Cambridge.

Al di là dell’eleganza degli sposi secondo etichetta di corte e di quella, sempre molto discutibile, degli invitati che rappresentano di solito la più alta classe della nobiltà e borghesia, la gente rimane incantata da tutto l’allestimento: la perfetta disposizione di paggi, scudieri, militari e paramilitari in alta uniforme, stendardi e vessilli ai lati delle vie principali, sontuose carrozze e cavalli bardati a festa, trombe e campane a distesa, il prolungato applauso dei sudditi al passare degli sposi, l’inchino reverenziale davanti all’autorità suprema d’Inghilterra, la Regina Elisabetta…
Senza dire della stupenda cattedrale di Westminster impreziosita dai paramenti sacri dei pastori anglicani: camici, stole e piviali finemente ricamati, probabile retaggio della liturgia cattolica rimpiazzata da quella anglicana ancora verso l’inizio del 1600, a motivo dello scisma provocato dal re Enrico VIII, il quale, per giustificare e avallare i suoi otto matrimoni, si proclamò sovrano anche della chiesa d’Inghilterra, in netto contrasto col Papa che non poteva accettare queste scelte arbitrarie e illegali, anche se provenivano nientemeno che dal re d’Inghilterra.

In realtà proprio nella cerimonia religiosa anglicana, come del resto in tutte le celebrazioni protestanti, al di là della sontuosità dei paramenti liturgici e della bellezza delle chiese, eredità cattolica che altri novelli riformatori come Lutero, Calvino, Valdes ecc., si sono ben guardati dal rifiutare a motivo della loro bellezza e preziosità, per tutto il resto si è notata la grande povertà del rito che, pur salvaguardando la validità del matrimonio religioso nel quale i ministri sono i due sposi che si scambiano giuramento reciproco nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, era molto carente dal punto di vista della funzione sacra, perché ormai ridotta a qualche lettura della Bibbia intercalata da canti sacri, che hanno sostituito completamente la Santa Messa cattolica.
Quella Santa Messa meravigliosa che è tipica ed esclusiva solo del cattolicesimo, in quanto proviene dal sacerdozio ministeriale, quel sacerdozio che lungo i secoli è cessato nelle varie realtà protestanti per lasciar posto al cosiddetto ruolo di “pastore” che non è assolutamente la stessa cosa. Infatti è cessata la figura del “sacerdote” perché non è più stato trasmesso il sacramento dell’Ordine Sacro, cioè quel sacramento che, assieme agli altri che sono il Battesimo, la Cresima, l’Eucaristia, la Confessione, conferisce ai candidati maschi adeguatamente preparati, la possibilità di diventare sacerdoti, cioè Ministri di Cristo, per le mani del Vescovo.

Nella fede protestante in genere ciò che rimane dei sette sacramenti è solo il Battesimo perché può essere conferito anche da laici purchè lo somministrino nel nome della Santissima Trinità, ma per tutto il resto, scomparsa la figura del sacerdote, “alter Christus”, è venuto meno anche l’aspetto sacramentale, in particolare è cessata la Consacrazione Eucaristica del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo, come gesto reale della presenza di Cristo vivo e vero tra noi, ma resta solo la “memoria” di ciò che fece Gesù Cristo nell’ultima Cena e nulla più.
In pratica la differenza dottrinale abissale fra tutte le molteplici “fedi” protestanti e quella cattolica, al di là delle diatribe storiche più o meno motivate e fondate che sempre accompagnano certi scismi, è questa: Cristo ha voluto affidare a una sola Chiesa, quella cattolica, il suo mistero di salvezza che si compie non più attraverso un atto di fede personale in Dio e nella Sua Parola, ma attraverso i sette sacramenti. Quasi tutti i Sacramenti, tranne il Battesimo e il Matrimonio, sono conferiti da Ministri consacrati, i Sacerdoti, e in certi casi solo dai Vescovi. Se certi “riformatori” pensano di fare a meno del sacerdozio, anche i sacramenti spariscono, - almeno quelli legati al sacerdozio - e così viene meno anche la presenza sacramentale-reale di Cristo tra noi, cosa assai grave, anche se la gente non ci pensa più.

La graduale “riscoperta” di queste non piccole differenze, unita al fatto che la gerarchia anglicana ha aperto il sacerdozio anche agli omosessuali “praticanti”, e alle donne, contrariamente al volere di Cristo che ha diviso equamente i compiti, riservando alle donne la prerogativa della “vita naturale” nella gestazione, e agli uomini l’esclusiva della “vita soprannaturale” nel sacerdozio, insomma, la consapevolezza di questi gravi cedimenti sostanziali, dogmatici, unita all’azione dello Spirito Santo che mai cessa di lavorare le anime di tutti i tempi, ha fatto sì che da alcuni anni migliaia di anglicani assieme ai loro pastori chiedessero l’ammissione alla Chiesa cattolica, ammissione concessa dal Papa attraverso uno speciale “Motu proprio” che ha previsto di assecondare, per casi eccezionali come questo, il desiderio di quei fedeli anglicani sinceramente intenzionati a tornare nell’ovile di Cristo e della Chiesa cattolica.

In sostanza, le due Verità principali della nostra fede: “Unità e Trinità di Dio; Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo” sono dogmi che accomunano tutti i cristiani normalmente, cattolici, protestanti, e ortodossi, e solo in cielo potremo vedere quanti non cattolici ci hanno sorpassato in amore e fedeltà, punti fondamentali sui quali tutti saremo giudicati da Dio. Tuttavia resta il fatto che la Verità integrale è Una, e che il Signore Gesù l’ha voluta trasmettere a noi attraverso la Sua Chiesa cattolica, nella figura del Suo Vicario in terra, il Papa, e attraverso l’Ordine sacerdotale, e in nessun altro modo!
Detto questo, non è nostra intenzione adesso sondare i motivi di queste scissioni che richiederebbe ben più spazio, ma solo quella di focalizzare l’attenzione su un aspetto assai importante per la fede che purtroppo sta invece gradualmente scomparendo: l’importanza dei segni esterni della nostra fede! La fede si trasmette con la Parola e con i Sacramenti, che sono detti anche “segni” – “Segni efficaci della Grazia”, - dice il catechismo. Ebbene, anche questi segni esterni stanno scomparendo.

Se davanti all’autorità della terra è giusto mantenere un atteggiamento reverenziale anche nell’aspetto esterno offrendo doni proporzionati al ruolo che tale autorità ricopre, perché mai davanti alla Maestà di Gesù Cristo, Figlio di Dio, “Re dei re” noi cattolici stiamo facendo vergognosamente a gara per ridurre tutto ad una povertà estrema che rasenta lo squallore?
• Non parliamo dell’architettura delle ultime chiese con arredi ridotti a vasi di legno o coccio;
• misere sedie di plastica da teatrino al posto dei banchi, per impedire di inginocchiarsi, gesto assai significativo che indica adorazione della creatura verso il Creatore;
• paramenti sacri ridotti a insignificanti tuniche “copri tutto”;
• preghiere liturgiche sempre più brevi, biascicate in fretta e non più accompagnate da segni di croce, da silenzi e da genuflessioni;
• sta sparendo gradualmente anche l’uso del campanello, come segno di importanza, di attenzione, di festa, sia durante la consacrazione nella Messa, sia al momento del Gloria nella Veglia pasquale che dovrebbe segnare, assieme al suono festoso dell’Organo, il momento del tripudio della Risurrezione gloriosa di Cristo;
• si espongono invece quadri o sculture moderne in cui Cristo, la Madonna e i santi sono di pessimo gusto, quasi ripugnanti alla vista ecc.
E’ quello che vuole la massoneria, cioè far provare disgusto e non gioia davanti alla rappresentazione del sacro, cercando di sradicare quell’emozione interiore che si prova anche attraverso le immagini e che spinge il cuore alla conversione, alla fede, all’amore.

Cosa sarebbe delle commoventi liturgie che ancora reggono a San Pietro per le canonizzazioni (abbiamo assistito di recente a quella straordinaria del beato Giovanni Paolo) se la Gerarchia fosse priva dei paramenti sacri come semplici fedeli? Un Santo di attualità, S.Josemaria Escrivà, a chi voleva abolire certi arredi liturgici preziosi, tipo calici d’oro o altro, rispondeva che: quando un fidanzato regala alla sua innamorata come segno di amore un pezzo di ferro, altrettanto avrebbe fatto lui con Gesù Cristo. Ma anche il Santo della povertà per eccellenza, S. Francesco d’Assisi, pretendeva per il Signore paramenti e arredi liturgici preziosi, degni della Maestà di Dio.
E così, mentre la gente è sempre più attratta dai vessilli di principi, di re e di regine come segno di autorità, o di regalità, quella regalità intesa non come oppressione ma come tutela e difesa del popolo, si sta perdendo invece la consapevolezza della regalità di Dio in Cristo Gesù, perché certi preti e Vescovi hanno impoverito a tal punto i “segni” della presenza di Dio tra noi da impedire che si possa pensare a Gesù Cristo come vero Dio, come “Re dei re”, come “Sovrano di tutti i popoli”, come “Giudice supremo di ogni uomo, popolo e Nazione”, davanti al quale tremano i diavoli e dovrebbero inginocchiarsi tutti i potenti della terra, per considerarlo al massimo come un benefattore dell’umanità, sullo stile cencioso di “Gandhi”, che non è assolutamente lo stile del cristiano, figlio di Dio ed erede del Paradiso!

patrizia.stella@alice.it

venerdì 6 maggio 2011

Il Seminario Teologico dei Francescani dell' immacolata

Come vice coordinatore della Toscana del movimento politico Stella e Corona, segnalo un'importante convegno dal titolo QUAECUMQUE DIXERO VOBIS La tradizione, vita e giovinezza della Chiesa.

Venerdì 20 maggio 2011 - ore 17,30 Chiesa di Ognissanti (Borgo Ognissanti, 42 - 50123 Firenze)

Interverranno:

prof. don Renzo Lavatori (Università "Urbaniana")

prof. p. Serafino Lanzetta (S.T. Immacolata Mediatrice)

Dr.ssa Cristina Siccardi (Scrittrice)

Con la presenza di mons. Brunero Gherardini (em. Università "Lateranse")

Ore 16,30 - celebrazione della Santa Messa nella forma straordinaria del Rito romano antico



Per informazioni: Seminario Teologico 055 2398700

lunedì 2 maggio 2011

Lettera di Patrizia Stella.

LETTERA APERTA

SPETTACOLO GAY PER LE SCOLARESCHE

Ci hanno detto che è stata fatta dalle associazioni gay una domanda-tranello alla Giunta comunale di Verona per chiedere sostegno, contributi e sponsorizzazioni varie solo per manifestare contro l’omofobia, e che sembra essere lo stile usato da costoro anche in altre città.    E invece, guarda caso, si tratta di una serie di manifestazioni pro gay che iniziano con il famoso spettacolo di Shakespeare “Giulietta e Romeo” dove gli amanti sono due “Romei”.

Ma quel che è peggio è che sono state invitate perfino le scolaresche delle secondarie perché imparino bene, dopo che gli alunni sono stati indottrinati per interi decenni sulla “funzionalità” del rapporto eterosessuale, sperimentato ampiamente anche sotto la soglia dell’adolescenza con traumi e conseguenze indescrivibili, adesso questi alunni devono conoscere anche i “meccanismi” del rapporto omosessuale, bis, trans, plus, ecc. come se fosse la cosa più normale del mondo, alla stregua di come si insegna il teorema di Pitagora o la formula dell’ossigeno!  E chi non accetta, non viene rispettato nella sua coscienza, ma è dichiarato pubblicamente omofobo e rischia grosso, perché la nostra cara Unione Europea sta imponendo queste leggi a tutti gli Stati che ne fanno parte, in barba alla democrazia e alla libertà di coscienza personale.  

Francamente non so dove andremo a finire di questo passo perché ci sentiamo un po’ tutti “pedine”, consenzienti o meno, di un’Europa massonica e prepotente che, con abile ipocrisia, sta surrettiziamente cercando di dare l’ultimo colpo di coda a ciò che resta di sano e di cristiano nella nostra società ammalata ormai di perversione che ha perso il ben dell’intelletto a forza di sesso, alcool e droga. Si stanno profilando tempi difficili, di vero eroismo, non solo per chi vuole essere coerente con la propria coscienza di cristiano, ma anche per quelle persone che vogliono difendere la libertà e la democrazia dalla nuova tirannia del secolo.  

Spiace anche che da parte delle nostre autorità ecclesiastiche provenga, come sempre in questi e altri casi simili dove sarebbe doveroso una presa di posizione, provenga invece il solito, poco edificante, silenzio di tomba.

Io, come credente, mi affido a Gesù Cristo perché abbia pietà di noi, protegga la nostra Italia, la nostra Verona da gravi punizioni che si stanno profilando all’orizzonte perché, come dice il saggio: “A Dio non la si fa!”.  Se tali punizioni dovessero veramente arrivare, auguro a tutti di trovare la forza di invocare l’Unico che ci può dare salvezza e sicurezza, sia in questa che nell’altra vita: Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo!

                                                                                              patrizia.stella@alice.it

domenica 1 maggio 2011

Stella e Corona per il carcere di S.Giorgio


Il Seg. Prov. di Stella e Corona, ritorna sull' angosciante problema del carcere di S. Giorgio. In caso di vittoria del candidato Gabriele Brunini, la Provincia deve con fatti e non parole, attivarsi coinvolgendo il Ministero di Grazia e Giustizia, per potenziare la struttura del carcere di S. Giorgio, sollecitando anche per nuove assunzioni del
personale della Polizia Penitenziaria. Potenziare anche le varie associazioni di volontariato, che ininterrottamenta da anni sono un filtro tra detenuti, persnale, e il Direttore
e la struttura sanitaria.
Mauro Mazzoni
Seg. Prov. Stella e Corona Lucca

sabato 30 aprile 2011

La Provincia per lo sviluppo turistico.

Stella e Corona, ha valutato attentamente il passaggio nel programma di Gabriele Brunini, candidato alla Presidenza della Provincia il prossimo 15 - 16 maggio. Con un occhio attento di una persona che conosce il territorio provinciale, ha capito perfettamente la valenza che può dare il turismo nella nostra Provincia.
Leggete attentamente questo programma, come non essere in linea?
LA PROVICIA PER LO SVILUPPO TURISTICO.
Il turismo costituisce uno dei settori trainanti dello sviluppo economico della  provincia di Lucca.
Un turismo che si avvale delle straordinarie opportunità paesaggistiche, naturalistiche, artistiche, etniche, gastroniomiche ecc.. offerte da un territorio eccezzionalmente ricco di storia e di tradizioni.
Un territorio che, dal mare della  Versilia alle montagne dell' Appennino, passando per la piana, la  Media Valle e la Garfagnana, offre uno straodinario ventaglio di opportunità a condizione che si sappia concertare una politica turistica coordinata, attenta ai mutamenti dei flussi, attenta alle modalità dell' offerta, capace di essere concretamente a fianco degli operatori medianta l' offerta di servizi senza i quali le aziende non sono in grado di competere nel mercato globale. Va da se che la cornice essenziale per lo sviluppo del turismo và azitutto individuata in una corretta gestione dell' ambiente e del territorio, nella quale gli interessi della popolazione residente e dei turisti trovano una sintesi condivisa. La soppressione delle Aziende di Promozione Turistica, voluto dalla Regione Toscana  a favore di un' unica  Azienda Regionale, non aiuterà la promozione delle nostre peculiarità e dei servizi offerti dal nostro territorio. Per questo è necessario che la Provincia si doti di servizi funzionali, moderni ed efficenti per l' accoglienza del turista. E' nostro obbiettivo rendere la Provincia punto di incontro e supporto per i vari consorzi , aziende, società e associazioni, affinchè si riesca a creare un' unica cabina di regia in grado di valorizzare e ottimizzare azioni e risorse che ancora oggi i territori sono in grado di mettere in campo. L' innovazione in questo settore non può prescindere da un rinnovato e nuovo ascolto di quelle che sono le istanze della categorie e dei vari operatori, da troppi anni inascoltate o illuse.
Mauro Mazzoni
seg. provinciale Stella e Corona Lucca

martedì 26 aprile 2011

Una Provincia che guardi alla sicurezza

Noi di Stella e Corona , riteniamo che i tre punti fondamentali per il cittadino sono, lavoro, sanità e sicurezza.
Leggendo un passaggio importante e forte nel programma di Gabriele Brunini, candidato alla Provincia di Lucca , il 15 – 16 Maggio 2011,
riguardo alla sicurezza,  riporta la seguente prospettiva, che riteniamo
efficiente.
UNA PROVINCIA CHE GUARDI ALLA SICUREZZA:
La sicurezza rappresenta per noi un valore assolutamente centrale, strettamente connesso a quello della libertà. I dati statistici forniti dalle ricerche de “ Il Sole 24 ore,, confermano l’ attenzione che i cittadini rivolgano a questo tema. La sicurezza è la vera ed imprescindibile condizione per sentirsi realmente liberi.
La nuova Amministrazione agevolerà la costituzione di più  “ Centrali Operative” al fine di sostenere l’ azione delle Polizie Locali, creando così un rapporto sinergico destinato al capillare controllo della Provincia.
Le  Centrali Operative potranno fornire supporto anche in tema di video- sorveglianza, mettendo in rete le telecamere di tutti i Comuni coinvolti nell’ operazione, con dei terminali in grado di monitorare costantemente il territorio e di garantire di conseguenza un intervento immediato .
Contrastare il fenomeno dell’ immigrazione irregolare significa prevenire tensioni sociali sui territori. Il fenomeno immigrazione si presenta non come fenomeno isolato ma come una realtà che ogni Provincia dovrà affrontare. La Provincia dovrà raccordarsi  con Prefettura e Questura e ciò
Consentirà di avere un quadro più chiaro sull’ entità del fenomeno migratorio, oltre ad individuare gli strumenti necessari per gestire la situazione.
Proponiamo di :
 ° Coinvolgere tutto il territorio magari istituendo uno “ sportello informativo,,
° Organizzare un’ azione volta all’ integrazione linguistica e culturale attivando corsi mirati e corsi di lingua Italiana, allo scopo di far conoscere i nostri usi e le nostre  tradizioni.
° La Provincia potrà promuovere, di concerto con le associazioni di categoria , una ricerca-azione sull’ inserimento dei lavoratori immigrati.
° L’assistenza domestica prestata dalle donne straniere ha  assoluta valenza di sostegno familiare insostituibile particolarmente per i nostri anziani.
Da qui la necessità di formare professionalmente queste lavoratrici anche da un punto di vista paramedico.

mercoledì 20 aprile 2011

Programma per la provincia di Lucca

19.04.2011



Il movimento di Stella e Corona, valutando il programma di Gabriele Brunini, Candidato al Presidente della Provincia di Lucca, condivide tutti i punti che esaminati singolarmente sono da ritenersi fattibili, concreti e realizzabili, non un programma da voli pindarici. Al punto: una provincia per la cultura, vorrei proporre anche una innovazione che abbraccia un fenomeno a livello mondiale, sto parlando del mondo dei “Graffittari”. Conosciuto, spesso, solo in maniera negativa, come si può notare anche da questa foto e condanno chi deturpa con scritte e disegni, monumenti e proprietà private che sono perseguibili a livello penale.
Cosa propone allora Stella e Corona?
Organizzare un festival provinciale…DEI GRAFFITTARI! Le località dove svolgere questi “incontri” saranno decise in base ad un calendario degli eventi, patroni, feste primaverili ed estive, coinvolgendo i comuni interessati e privati, che forniranno i materiali per la competizione; pannelli atossici e bombolette spray ad “acqua colorata”, in difesa dell’ambiente. La gara sarà aperta a tutti, con una giuria che valuterà il lavoro finito e premierà il più bravo. La finalità di questa manifestazione è di far esprimere al meglio le potenzialità di questi artisti, ma anche di far conoscere questo fenomeno dilagante, oppure trascorrere una giornata in piena allegria, sia per noi che per l’ambiente.

Seg. Prov. di Lucca
Stella e Corona
Mauro Mazzoni

domenica 10 aprile 2011

Conferenza nazionale "immigrazione, una risorsa?"

in piedi, ilcandidato per la presidenza della Provincia di Lucca, Gabriele Brunini,
il Sindaco di Lucca Sen. Mauro Favilla,  vice coordinatore della toscana di stella
e corona Mauro Mazzoni, Prof. Guido Guastalla storico e rappresentante della
comunità Ebraica di Livorno, ilseg.naz. di stella e corona avv. Massimo Mallucci.

Alleanza Monarchica sotto la supervisione del vice segretario regionale Mazzoni Mauro ha organizzato una conferenza sul tema dell'immigrazione, particolarmente attuale in questi giorni di sbarchi a Lampedusa il giorno di domenica 3 aprile 2011 all'hotel AC di Lucca, hanno partecipato il Sindaco di Lucca senatore Favilla, il segretario nazionale di Alleanza Monarchica avv. Mallucci, il Professor Guastalla già candidato Sindaco al comune di Livorno e rappresentante delle comunità ebraiche, l'assessore all'immigrazione di detta amministrazione il vicesindaco di Lucca Monticelli, il candidato alla Presidenza della Provincia di Lucca per la coalizione di centrodestra Gabriele Brunini già presidente nazionale delle Misercordie, l'esponente della Lega Nord Franco Pagliuzza responsabile direttivo enti locali,rappresentanti del mondo dell'associazionismo e del volontariato, quali l'avvocato Giambastiani per la Caritas, l'avvocato Aldo Ciappi rappresentante l'associazione Scienza e Vita per Pisa, L'Ufficiale della Guardia Costiera Dott. Ricci.
Hanno portato il loro saluto all'incontro lucchese l'onorevole Alfredo Mantovano e l'assessore alle politiche immigratorie del comune di Prato Giorgio Silli. Era presente il dottor Giulio Danteguerra ricercatore scientifico presso il CNR Pisa.
L'incontro si è sviluppato su due temi accoglienza e rispetto identità del paese accogliente in questo caso l'Italia. Per quanto riguarda il tema dell'accoglienza Il Senatore Favilla, il suo vice sindaco assessore Monticelli, e il candidato alla Provincia di Lucca Brunini hanno ribadito la tradizione di accoglienza della città di Lucca, attraverso gli strumenti della gestione dei flussi, con la collaborazione delle associazioni di volontariato quali Caritas e Misericordie, l'utilizzo di sostegni economici non sussidi per favorire l'integrazione, sempre il candidato Brunini e l'avvocato Giambastiani hanno ricordato gli sforzi delle associazioni di volontariato e le normative vigenti che distinguono i centri di accoglienza fra quelli destinati ai profughi aventi diritto all'accoglienza per motivi politici o umanitari e quelli destinati ai profughi/clandestini per motivi economici.
Il rappresentante della Lega Nord Franco Paiuzza ha ribadito la contrarietà del suo movimento al movimento migratorio.Il Professor Guastalla ha sottolineato quanto il movimento migratorio possa essere positivo se regolamentato, richiamando le vicende della comunità ebraica toscana da una parte e ribadendo dall'altra che i nuovi venuti devono essere consapevoli che il tessuto sociale in cui vanno ad immettersi deve essere rispettato nei suoi usi e costumi. L'avvocato Aldo Ciappi ha parlato dell'ultima enciclica di Benedetto XVI dove si stigmatizzano sia la xenofobia che l'immigrazionismo in quanto entrambi portatori di malessere sociale. Da ultimo il Dott. Ricci Ufficiale Guardia Costiera ha esposto la sua esperienza nel controllo del flusso di clandestini in special modo quelli tunisini. All'incontro era presente il segretario nazionale Mallucci che ha portato i saluti del presidente Vitucci Righini, il quale ha introdotto l'argomento riportando come il problema dell'emigrazione vada posto a livello internazionale, intervenendo per mutare la logica che organismi come il Fondo Monetario Internazionale, L'Organizzazione Mondiale per il Commercio, i quali impongono attraverso il meccanismo dei prestiti ai paesi più poveri; questi costretti ad accettare piani economici precostituiti che li rendono ancora più poveri e schiavi degli Organismi economici finanziari internazionali che amplificano i debiti, globalizzano la povertà, provocando esodi di massa. A questo punto la decolonizzazione così come è stata effettuata si è rivelata un grave errore. Significativo l'intervento della prof. Marisella Notarnicola, vice delegata femminile nazionale di Stella e Corona, spiegando l' organizzazione della Croce Rossa italiana e non dimenticando i 150 anni dell' Unità d' Italia, ricevendo molti applausi.
All'incontro è seguito pranzo conviviale.
Dott. Thomas Aveni Tramazza

SABATO 28 MAGGIO 2011 A DESENZANO SUL GARDA MARCIA NAZIONALE PER LA VITA

Gentili Amici,
                      tra poco più di un mese e mezzo si terrà a Desenzano sul Garda la MARCIA NAZIONALE PER LA VITA, organizzata da MEVD e da Associazione Famiglia Domani. Riscossa Cristiana ha dato da subito il suo appoggio a questa iniziativa.
 
E' importante la partecipazione di tutti, ed è importante estendere l'invito a questo evento, che interessa chiunque ami la vita e non sia rassegnato a una cultura di morte che domina tante coscienze smarrite, ora col crimine abominevole dell'aborto, domani, forse, anche con l'eutanasia.
 
I recenti avvenimenti ci mostrano un laicismo che, ormai vuoto di argomenti, non sa fare altro che proclamare una "libertà" che si traduce in sopraffazione di chi dissenta, e in distruzione della vita.
 
Per una giornata possiamo ben sobbarcarci la piccola fatica di un raduno, a difesa dei valori più sacri che affermiamo, come cattolici e come cittadini coscienti del vero bene comune.
 
Per ogni informazione sulla Marcia Nazionale per la Vita potete cliccare qui.
Vi ricordiamo anche l'articolo "Perché una marcia nazionale per la Vita" 
 
PER MOTIVI ORGANIZZATIVI E' IMPORTANTE COMUNICARE PER TEMPO LA PROPRIA ADESIONE SUL SITO http://www.marciaperlavita.it/
 
In allegato trovate il volantino, che potete stampare e utilizzare per invitare i vostri amici e conoscenti.
 
Vi ringraziamo per l'attenzione, e diamo a tutti appuntamento il 28 maggio a Desenzano sul Garda
 
con amicizia
 
 
La Redazione di RISCOSSA CRISTIANA

domenica 27 marzo 2011

Il "codice Massignon" per capire la Siria oggi, di Massimo Introvigne

di Massimo Introvigne (La Bussola Quotidiana, 25 marzo 2011)


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Per capire quello che sta succedendo in Siria occorre raccontare una strana storia che potremmo chiamare codice Massignon, dal nome del sacerdote cattolico di rito melchita e grande islamologo Louis Massignon (1883-1962), il cui approccio irenico nei confronti dell’islam ha dominato il mondo cattolico per decenni e ha iniziato a essere messo in discussione solo con il pontificato di Benedetto XVI.

Grandissimo studioso, Massignon ha anche lavorato per anni per l’intelligence e la diplomazia francese, ed è stata una voce molto ascoltata a Parigi – per cinquant’anni – su tutto quanto riguarda la Siria. Il Massignon uomo dei servizi e diplomatico sta alla Francia e alla Siria come Thomas Edward Lawrence (il famoso “Lawrence d’Arabia”, 1888–1935) sta alla Gran Bretagna e alla penisola arabica. Quando nel 1916 sono conclusi gli Accordi Sykes–Picot, che dividono il Medio Oriente in zone d’influenza attribuendo alla Francia la Siria e il Libano e alla Gran Bretagna la penisola arabica e l’attuale Iraq, sono Massignon e Lawrence i principali esperti che partecipano alle trattative.
L’accostamento dell’islamologo cattolico alle cose siriane, di cui era impareggiabile conoscitore, è stato certamente condizionato dalla sua simpatia per gli sciiti e anche dalla sua discreta ma decisiva affiliazione politica – che derivava a sua volta da un’interpretazione del messaggio della Madonna nell’apparizione di La Salette del 1846, cruciale per tutta la spiritualità di Massignon – a un piccolo movimento francese importante nel secolo XIX e che esiste ancora oggi, il naundorffismo, nato dalla pretesa dell’avventuriero Louis Naundorff (1785-1845) di essere Luigi XVII, il figlio di Luigi XVI (1754-1793) e di Maria Antonietta (1755-1793), che sarebbe miracolosamente sopravvissuto alla prigione del Tempio. L’avversione di Massignon per la dinastia degli Omayyadi, i primi califfi sunniti che avrebbero conculcato il giusto diritto di ‘Ali (morto nel 661), cugino del Profeta e suo genero in quanto marito della figlia prediletta Fatima, nasce da un parallelo fra i discendenti di ‘Ali e la famiglia Naundorff. Egli vede nelle ingiustizie contro i figli di ‘Ali e Fatima una “figura” delle ingiustizie della Francia contro i “veri” discendenti di Luigi XVI, i Naundorff.

Pure non insensibile ai magnifici monumenti omayyadi di Damasco, Massignon si accosta così con un pregiudizio favorevole alla rivendicazione dei partigiani di ‘Ali, gli sciiti, e per primo in Occidente studia le “sette” dette iper-sciite, che considerano ‘Ali non solo una vittima delle ingiustizie sunnite ma un’incarnazione divina e il rivelatore di dottrine esoteriche. Tra questi iper-sciiti ci sono gli alauiti siriani, minoranza (12%) in un paese all’ottanta per cento sunnita. Massignon non solo li fa conoscere, ma tesse una trama di relazioni che contribuisce in modo decisivo a farne i migliori amici della Francia nel complicato scenario siriano. Secondo Massignon, l’Occidente aveva una buona ragione per favorire gli alauiti. Essi sarebbero in qualche modo filo-cristiani. Nella letteratura alauita, in buona parte segreta e nota solo appunto grazie a Massignon, lo studioso francese trova tutta una serie di ipotesi e di leggende in qualche modo aperte verso il cristianesimo. La sua attenzione si appunta sulla venerazione di Fatima, moglie di ‘Ali e figlia di Muhammad, che da cristiano Massignon considera una misteriosa “figura” di quella Vergine Maria apparsa – per Massignon, non casualmente – dopo La Salette in una località portoghese che si chiama appunto Fatima.

Gli studi alauiti di Massignon si concentrano poi sulla figura di Salman Pak, un cristiano persiano che fu barbiere e consigliere di Muhammad e che secondo alcune leggende, pur riconoscendo nel fondatore dell’islam un vero inviato di Dio, non avrebbe mai abiurato il cristianesimo. Presso le eresie iper-sciite, in particolare gli alauiti, Salman Pak forma addirittura con ‘Ali e Muhammad una trinità, nessuno dei cui membri è considerato “Dio per essenza” ma cui è attribuita – Dio essendo ineffabile e inconoscibile – una “deificazione per partecipazione”, così che ci si avvicinerebbe in qualche modo alla nozione cristiana di Trinità. Il culto di Salman Pak nelle corporazioni di mestiere arabe, conosciuto in Occidente dopo le Crociate, avrebbe influenzato secondo una tesi di Massignon perfino la nascita della massoneria in Occidente. La tesi è storicamente molto dubbia, ma è ideale per attirare sugli alauiti non solo le simpatie dei francesi cattolici, ma anche di quelli massoni.

Sarà dunque grazie all’appoggio francese influenzato dalla teorie di Massignon che gli alauiti – e in particolare i membri della potente famiglia alauita Asad – occuperanno le posizioni decisive nell’Esercito siriano: il che permetterà loro, dopo l’indipendenza, di impadronirsi del potere, dopo alterne vicende, nel 1970 con il colpo di Stato di Hafiz al Asad (1930-2000), cui è succeduto nel 2000 il figlio e attuale presidente Bashar al Asad.

Si potrebbe fare qualche considerazione sul fatto che la Francia, tanto sollecita per i diritti umani, si è sempre voltata dall’altra parte quando gli Asad hanno instaurato e perpetuato una spietata dittatura in Siria. Ma questo ci porterebbe lontano dal nostro tema. Gli sciiti odierni considerano gli iper-sciiti alauiti “fratelli che sbagliano”, il che spiega le buone relazioni della minoranza alauita al potere in Siria con la casa madre sciita in Iran e con gli sciiti Hezbollah in Iran. I sunniti considerano invece gli iper-sciiti in genere e gli alauiti in particolare eretici non musulmani. In Siria con la famiglia Asad non vi è dunque – come altrove – una dittatura della maggioranza che opprime le minoranze, ma la dittatura di una minoranza (alauita) sulla maggioranza (sunnita). Di qui negli anni 1980 i tentativi d’insurrezione anti-Asad dei Fratelli Musulmani, sunniti, e la repressione alauita che ha fatto un numero di morti che probabilmente non si riuscirà mai a contare, variamente stimato fra i 35.000 e i 70.000.

Gli Asad sono al governo da quarant’anni. Hanno cooptato nel loro sistema di potere diversi sunniti, ma la maggioranza continua a non accettare che una minoranza religiosa domini un Paese dove più di otto cittadini su dieci non sono alauiti. “C’est la faute à Massignon”, “è colpa di Massignon”, mi ripeterono intellettuali e accademici siriani durante una visita a Damasco nel 2005. C’è del vero. Ma in ogni caso il dominio di una minoranza su una maggioranza prepara sempre polveriere che, presto o tardi, esplodono.

Fonte:  http://www.cesnur.org/2011/mi-rivolte-06.html

venerdì 25 marzo 2011

A NAPOLI I 60 ANNI DELLA CISNAL-UGL

Centrella: “Forti delle nostre potenzialità, di quello che siamo stati e di quello che potremo riuscire a essere”

Data: 24/03/2011
 

Tra applausi e immagini di 60 anni di storia si sono chiusi a Napoli, alla Mostra d’Oltremare, i festeggiamenti per il 60° anniversario della Cisnal - Ugl.
Ad aprire l’evento il video della poesia scritta da Giovanni Paolo II in memoria di un operaio morto sul lavoro, letta da Vittorio Gassman, per ricordare la figura del Santo Padre in vista dalla sua beatificazione il prossimo Primo Maggio, a cui l’Ugl prenderà parte.
“Il nostro sindacato – ha detto dal palco il segretario generale, Giovanni Centrella - è in piena crescita, e sta portando avanti la politica che ci ha lasciato il presidente Polverini: stare sui luoghi di lavoro, al fianco dei lavoratori, salvaguardare il ceto medio-basso, i pensionati. Se riusciremo a fare questo, già faremo tantissimo”.
Sul podio anche Renata Polverini, Stefano Cetica e Corrado Mannucci, che hanno ripercorso con una serie di filmati la storia del sindacato, raccontata anche dal volume ‘Sindacalismo, dalla Cisnal all’Ugl, 60 anni di storia’ a cura di Geremia Mancini, la cui presentazione ha aperto a Roma, il 24 marzo 2010, l’anno celebrativo. A presentare l'evento Vanya Cardone, responsabile editing GR Parlamento.
“Oggi – ha aggiunto Centrella – l’Ugl va avanti con dedizione e con umiltà, nelle grandi e nelle piccole vertenze, ma senza sentirsi seconda a nessuno. Siamo orgogliosi di segnalare una crescita di iscritti che nel 2010 è stata del 14,7 per cento. Un risultato straordinario, soprattutto in tempi di crisi, che ci deve rendere tutti orgogliosi, consapevoli, forti delle nostre potenzialità, di quello che siamo stati e di quello che potremo riuscire a essere”.
Alla manifestazione hanno portato il proprio saluto rappresentanti istituzionali e sindacali, dal messaggio inviato dal presidente del Senato, Renato Schifani, all’intervento sul palco del presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. Fra gli ospiti anche Claudio Gorelli, il responsabile della segreteria tecnica del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Gianni Letta, Silvia Garnero, assessore alla moda, Eventi, Expo della Provincia di Milano, Antonio Pentangelo, assessore ai Trasporti della Provincia di Napoli, Raffaele Bonanni, il segretario generale della Cisl, Fulvio Fammoni, il segretario confederale della Cgil, Gianni Lettieri, candidato Sindaco di Napoli per il Pdl, Salvatore Illiano, responsabile delle relazioni sindacali di Ansaldo Breda, Ciro Favicchia, ex direttore Unione Industriali di Napoli e amico del segretario generale, Giovanna Cerni, vice prefetto di Napoli, gli eredi di Landi e di Roberti, ex segretari generali dell'Ugl.
Fonte:  http://www.ugl.it/InPrimoPiano/tabid/209/ctl/Details/mid/582/ItemID/5272/language/it-IT/Default.aspx?SkinSrc=[L]Skins/interna_2_colonne/skin&ContentPaneSkin=[L]Containers/xhtml_orig/innerContent_container

giovedì 24 marzo 2011

Biografia

San Josemaría Escrivá ha aperto una nuova strada di santificazione nella Chiesa Cattolica, ricordando che tutti gli uomini possono raggiungere la santità compiendo il loro lavoro e i loro impegni quotidiani con spirito cristiano.
INFANZIA E GIOVENTÙ

Josemaría Escrivá nacque a Barbastro (provincia di Huesca, Spagna) il 9 gennaio 1902. I suoi genitori si chiamavano José e Dolores. Ebbe cinque fratelli: Carmen (1899-1957), Santiago (1919-1994) e altre tre sorelle più giovani di lui che morirono in giovane età. I coniugi Escrivá impartirono ai loro figli una profonda educazione cristiana.

Nel 1915, il padre, che era commerciante di tessuti, dovette trasferirsi a Logroño, dove trovò un altro lavoro. In questa città Josemaría percepì per la prima volta la sua vocazione: dopo aver visto sulla neve le orme dei piedi nudi di un religioso, intuì che Dio voleva qualcosa da lui, senza sapere esattamente che cosa. Pensò che avrebbe potuto scoprirlo più facilmente se si fosse fatto sacerdote e cominciò a prepararsi, prima a Logroño e successivamente nel seminario di Saragozza. Seguendo un consiglio di suo padre, intraprese anche gli studi civili di diritto, iscrivendosi come privatista all’università di Saragozza.

LA FONDAZIONE DELL'OPUS DEI

José Escrivá morì nel 1924 ed egli divenne capo famiglia. Ricevette l'ordinazione sacerdotale il 28 marzo 1925, e cominciò a esercitare il ministero in una parrocchia rurale, quindi a Saragozza.

Nel 1927 si trasferì a Madrid, con il permesso del suo vescovo, per conseguire il dottorato in diritto. Lì, il 2 ottobre 1928, Iddio gli fece vedere la missione che da vari anni gli stava ispirando, e fondò l'Opus Dei. Da quel momento si impegnò con tutte le sue forze per lo sviluppo di ciò che Dio gli aveva chiesto di fondare, e contemporaneamente continuava a esercitare il ministero pastorale affidatogli che lo metteva ogni giorno a contatto con le malattie e la miseria negli ospedali e nei quartieri popolari di Madrid.

Josemaría si trovava a Madrid quando, nel 1936, scoppiò la guerra civile. La persecuzione religiosa lo costrinse a rifugiarsi in vari luoghi. Esercitava il ministero sacerdotale clandestinamente, finché riuscì a lasciare Madrid. Dopo aver attraversato i Pirenei, riparando nel sud della Francia, si stabilì a Burgos.

Terminata la guerra, nel 1939, fece ritorno a Madrid. Negli anni successivi predicò numerosi esercizi spirituali per laici, sacerdoti e religiosi. Nello stesso anno 1939 terminava gli studi per il dottorato in diritto.

GUIDANDO LA CRESCITA DELL'OPUS DEI

Nel 1946 si stabilì a Roma. Ottenne il dottorato in teologia all'Università Lateranense. Fu nominato consultore di due Congregazioni vaticane, membro onorario della Pontificia Accademia di Teologia e prelato d'onore di Sua Santità. Seguì attentamente i preparativi e le sessioni del Concilio Vaticano II (1962-1965), intrattenendo fitti rapporti con diversi padri conciliari. Da Roma si recò più volte in vari paesi europei, per dare impulso all'avvio e al consolidamento dell'attività dell'Opus Dei. Per gli stessi motivi, fra il 1970 e il 1975 fece lunghi viaggi in Messico, nella penisola iberica, in Sud America e in Guatemala, tenendo riunioni di catechesi con gruppi numerosissimi di persone.

Morì a Roma il 26 giugno 1975. Il suo corpo riposa nella Chiesa Prelatizia di Santa Maria della Pace - Viale Bruno Buozzi, 75 - Roma.

Migliaia di persone, fra cui numerosi vescovi di vari paesi - complessivamente, un terzo dell’episcopato mondiale -, chiesero alla Santa Sede l’avvio della causa di canonizzazione.

BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE

Il 17 maggio 1992 Giovanni Paolo II beatificava Josemaría Escrivá in piazza San Pietro a Roma, alla presenza di 300.000 persone. “Con un’intuizione soprannaturale - disse il Papa nell’omelia- il beato Josemaría predicò instancabilmente la chiamata universale alla santità e all’apostolato”.

Dieci anni dopo, il 6 ottobre 2002, Giovanni Paolo II ha canonizzato il fondatore dell'Opus Dei in Piazza San Pietro davanti a pellegrini provenienti da oltre 80 paesi. Durante il discorso nell’udienza concessa il 7 ottobre 2002 in Piazza San Pietro ai pellegrini convenuti a Roma per la canonizzazione di Josemaría Escrivá, il Santo Padre ha detto che "san Josemaría fu scelto dal Signore per annunciare la chiamata universale alla santità e per indicare che la vita di tutti i giorni, le attività comuni, sono cammino di santificazione. Si potrebbe dire che egli fu il santo dell'ordinario".

Per chi desidera pregare davanti ai sacri resti di san Josemaría, può visitare Santa Maria della Pace a Roma. Clicca qui per trovare maggiori informazioni. Oppure scarica il depliant informativo in formato pdf.Si pregano coloro che ottengano grazie per intercessione di sanosemaría Escrivá, di inviarne comunicazione alla Prelatura dell'Opus Dei - Ufficio per le Cause dei Santi: via Cosimo del Fante, 19 - 20122 Milano;info@opusdei.it 

Fonte:  http://www.opusdei.it/sec.php?s=109

domenica 20 marzo 2011

La lotta al crocefisso, un «Alzheimer storico»

di Massimo Introvigne


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La notizia che arriva da Strasburgo, dove la Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha deciso in sede di ricorso e con sentenza definitiva che l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche italiane non viola la libertà religiosa dei non cristiani e degli atei, fa del 18 marzo 2011 una bella giornata per la libertà religiosa. È la prima volta che una sentenza di primo grado resa all’unanimità (sette giudici a zero) è rovesciata dalla Grande Camera della Corte Europea in sede di ricorso, il che mostra come la Corte abbia compreso il rischio insito nella precedente decisione del 3 novembre 2009, che rovesciava la precedente giurisprudenza dello stesso tribunale europeo con argomenti ideologici e fumosi. Si deve essere grati all’attuale governo italiano – pubblicamente ringraziato dal Papa in diverse occasioni, tra cui quella dell’importante discorso del 10 gennaio 2011 al Corpo diplomatico – per avere perseguito con ostinazione il ricorso, e ai governi di Armenia, Bulgaria, Cipro, Russia, Grecia, Lituania, Malta, Monaco, Romania e Repubblica di San Marino per avere voluto aggiungere i loro nomi a quello dell’Italia nella procedura di ricorso. Per converso, brillano naturalmente per la loro assenza tutti gli altri Stati europei: non stupisce la Spagna di Zapatero, un po’ di più la Germania e la Francia, pure su altre questioni più sensibili ai diritti dei cristiani. La storia giudiziaria della causa include anche il fatto che alla decisione di primo grado abbia partecipato il giudice italiano Vladimiro Zagrebelsky – noto campione del laicismo più ideologico – il cui mandato alla Corte Europea è terminato, felicemente per i sostenitori del crocefisso, nel gennaio 2010.

Lo studio delle motivazioni della sentenza, già disponibili in lingua inglese ovvero in lingua francese, è molto istruttivo. È vero che la sentenza della Grande Camera è stata raggiunta ad ampia maggioranza – quindici giudici contro due – ma all’interno della maggioranza si sono manifestate opinioni diverse. Vale la pena di leggere anche le motivazioni di chi ha votato contro: il giudice svizzero Giorgio Malinverni e quella bulgara Zdravka Kalaydjieva. Il loro testo, redatto da Malinverni, ribadisce l’argomento laicista secondo cui il crocefisso nelle scuole ha un effetto «incomparabile» sugli studenti e impone con una sorta di violenza la religione a giovani «spiriti che mancano ancora di capacità critica» grazie alla «forza coercitiva dello Stato». Questo laicismo estremo, per fortuna, è rimasto del tutto minoritario nella Grande Camera.

La maggioranza dei giudici ha assunto un atteggiamento di buon senso, ma che per altri versi si potrebbe definire minimalista. Dopo avere ricordato che nell’Europa allargata della Corte di Giustizia – che, va ricordato, non è collegata all’Unione Europea ed è emanazione di tutti i Paesi situati geograficamente in Europa e non solo di quelli UE – solo tre Stati vietano la presenza del crocefisso nelle scuole pubbliche – la Macedonia, la Georgia e la Francia (con l’eccezione dell’Alsazia e della Mosella, cui dopo la Prima guerra mondiale è rimasto uno statuto speciale) –, la Grande Camera non ha coltivato l’argomento «culturale» né, forse giustamente, ha seguito chi affermava che il crocefisso andava mantenuto nelle scuole perché è un simbolo culturale e nazionale piuttosto che religioso. La Grande Camera ha ritenuto il crocefisso un simbolo anzitutto religioso – pure ammettendo che in Italia possa avere assunto anche significati secondari di carattere culturale – ma lo ha definito un «simbolo passivo». Non essendo accompagnato nelle aule scolastiche italiane da un indottrinamento religioso obbligatorio – la Corte ha più volte ritenuto in passato che un insegnamento della religione non obbligatorio non viola la libertà delle minoranze – né da preghiere ugualmente obbligatorie in classe, il crocefisso non ha quegli effetti proselitistici rispetto ai non cattolici denunciati dalla ricorrente nella causa originaria, la signora Soile Lautsi, e dai due giudici della Grande Camera dissenzienti. La sentenza nota anche che il crocefisso è esposto in un contesto come quello italiano dove la libertà religiosa delle minoranze è garantita, e dove – l’esempio è esplicitamente sottolineato – nessuno vieta alle alunne musulmane di presentarsi a scuola con il velo (che copre solo il capo ed è, naturalmente, cosa diversa dal burqa). Nella sostanza si tratta secondo la Grande Camera di materia su cui spetta ai singoli Stati regolarsi come credono.

Probabilmente solo su un’argomentazione come questa – giuridicamente ineccepibile, ma culturalmente debole – si poteva ottenere l’ampia maggioranza che ha portato alla storica vittoria. Tre giudici hanno però voluto aggiungere alla sentenza le loro opinioni personali, favorevoli al dispositivo ma integrative nelle motivazioni. La giudice irlandese Ann Power e quello greco Christos Rozakis hanno introdotto l’elemento culturale del significato identitario del crocefisso nella storia dell’Italia e dell’Europa, sia pure con molta cautela. Esemplare è la motivazione del giudice maltese Giovanni Bonello, il quale definisce l’avversione al crocefisso “una forma di Alzheimer storico”, attacca l’“intolleranza degli agnostici e dei laicisti” e scrive senza infingimenti che “una Corte europea non può mandare alla rovina secoli di tradizione europea”. Bonello ha anche sottolineato come la stessa Corte che aveva vietato il crocefisso aveva non solo consentita, ma dichiarata obbligatoria contro un divieto che il governo turco aveva cercato d’imporre, la diffusione presso i giovani e nelle scuole del romanzo Le undicimila vergini di Guillaume Apollinaire (1880-1918), opera certo di un letterato noto ma che inneggia «al sadismo e alla pedofilia». «Sarebbe stato molto strano, secondo me – conclude Bonello – che la Corte avesse difeso e protetto questo ammasso abbastanza mediocre di oscenità nauseanti, che a lungo ha circolato clandestinamente, fondandosi su una sua vaga appartenenza al ‘patrimonio europeo’ e nello stesso tempo avesse negato il valore di patrimonio europeo a un emblema che milioni di Europei hanno riconosciuto lungo tanti secoli come un simbolo senza tempo di redenzione attraverso l’amore universale».
Fonte:  http://www.cesnur.org/2011/mi-croce.html